UN SANTO PELLEGRINO: san ROCCO (saint ROCH) 1


 

Che sappiamo di San Rocco che spesso assomiglia a San Giacomo?

SAINT ROCH (1350-1378 o 79 ?) di MONTPELLIER

Esiste una grande affinità nelle rappresentazioni iconografiche di san Giacomo e di san Rocco, ciascuno vestito del costume tradizionale del pellegrino con le conchiglie, come talvolta vediamo anche altri santi. Questa confusione la facciamo spiegare a Janine Michel, dottore in storia.

2017 – ANNO SANTO di SAN ROCCO

Storicamente sappiamo poco della vita di san Rocco, la cui l’agiografia é stata scritta solamente agli inizi del XV° secolo. Nato a Montpellier, sarebbe vissuto nella seconda metà del XIV° secolo. Partito giovane per un pellegrinaggio a Roma, ha curato lungo il suo cammino i malati di peste, grazie ai suoi talenti di guaritore, mentre l’epidemia infuriava in tutta Europa. La leggenda racconta che, sulla via del ritorno, essendosi lui stesso ammalato di peste e soffrendo di un enorme bubbone alla coscia, si sarebbe ritirato in un bosco presso Piacenza, con il suo cane come solo compagno. Ogni giorno, il cane arrivava con una pagnotta. Poi un angelo lo guari’ miracolosamente. Riprese la sua strada, ma fu fatto prigioniero, accusato di essere una spia, e resto’ cinque anni in carcere a Voghera, prima di morire.

Il suo culto nasce già alla fine del XIV° secolo e si sviluppa rapidamente, tanto da diventare nel XV° e soprattutto nel XVI° secolo il santo anti-peste più venerato in Europa, se non il solo.

San Giacomo, in ben minima misura, era anch’egli invocato in temmpo di epidemie di peste (ad esempio nel XV° secolo a Parigi e pure a Montpellier). L’iconografia pero’ differenzia comunque i due santi, mostrando san Rocco che alza la tunica di pellegrino per mostrare il bubbone che un angelo cura. Ai suoi piedi il cane con la pagnotta in bocca. La conchiglia sul cappello, che indica il suo stato di pellegrino, é talvolta rimpiazzata dalle chiavi di san Pietro e dalla veronica (il velo marchiato dal viso di Cristo), due insegna specifiche del suo pellegrinaggio a Roma.

A volte, san Rocco prende il posto di san Giacomo. Era più alla moda? Era più specialista per non soccombere alla forte epidemia che provoco’ una strage demografica senza precedenti?

Per esempio:

– La parrocchia del villaggio di Saint-Jacques de la Brasse (Orne) prende il nome, al XVI° secolo, di Saint-Roch-sur-Egrenne.

– A Aulnay (Charentes), il passaggio dal Poitou alla Saintonge é segnato da una croce osannatrice. C’erano quattro statue di cui una di san Giacomo, che fu rimpiazzata in epoca gotica con una di san Rocco.

– A Aubigné-Racan (Sarthe), la cappella di Saint-Jacques nella chiesa parrocchiale, passa nel 1857 sotto saint Roch.

A volte si produce l’opposto, san Giacomo soppianta san Rocco! A Oucques (Loir-et-Cher), una statua, che il vescovo locale identifica con san Rocco nel 1960, viene oggi considerata come un san Giacomo.

Ma la peste é quasi scomparsa ed il culto di san Rocco declina, tanto che sulla via del Puy en Vélay, alla Chapelle san Roch prima di Décazeville, hanno messo la scritta san Giacomo sulla sua statua, ed all’accoglienza di Lourdes, dell’associazione locale jacobea, troneggia la statua di san Rocco con su scritto “san Giacomo…. “

Janine Michel/ note e traduzione di Flavio Vandoni

NB: nel « petit thalamus » (manoscritto conservato negli archivi municipali di Montpellier, comprendente tra l’altro una « chronique romane » del XV° secolo), in un documento intitolato “cérémonial de l’an 1387″ si legge :”il 16 agosto é la festa del Monsignor san Rocco, figlio di Montpellier”

Un’altra citazione: la più antica menzione conosciuta ad oggi di san Rocco si trova negli Archivi Comunali della città di Voghera, dove un’autorizzazione scritta dagli amministratori pubblici, avrebbe permesso l’organizzazione di un mercato sotto la protezione di san Rocco nel 1382 ! Lo scritto sarebbe di circa 3-6 anni dopo la sua morte e confermerebbe il decesso avvenuto in Italia, in Lombardia a Voghera.

A cura della Fondazione David Parou- FERPEL

Il XIV secolo: l’epoca di saint Roch de Montpellier

Gli italiani potrebbero credere che san Rocco é uno dei loro, dato che la loro venerazione, soprattutto al Sud dell’Italia, ma anche in zone del nord, come Voghera in Lombardia, é ancora oggi molto presente. La vita del santo spiega il fervore italiano per questo giovane laico montpellierano. Tutte le biografie primitive italiane menzionano che san Rocco é nato a Montpellier, nel Languedoc. Nel XIV secolo e più precisamente nel 1349 il Regno di Francia si annette Montpellier ed é in questa epoca che si situa la nascita del Santo, tra 1348 e 1350, senza che qualche documento storico lo attesti.

In effetti, niente é chiaramente provato nella sua vita. Anche le biografie primitive come quella di Diedo (Dideo), che segnala le date tradizionali, sono state riviste e corrette dagli specialisti del XX secolo che ne hanno mostrato le incoerenze storiche. In generale ci si é messi d’accordo per dire che é nato verso la metà del XIV secolo. Ma si discute ancora se Roch era il suo nome o cognome. Se é il suo nome, sarebbe possibile che si chiamasse Roch Delacroix. Se invece era il suo cognome, allora sarebbe Jean Roch. Ma anche qui sono solo congetture possibili, poiché nulla lo conforta !

Di sicuro, in Italia, « San Rocco » é tra i cinque santi più venerati, dopo san Francesco, sant’Antonio da Padova (Lisbona), Padre Pio e Don Bosco ! In Francia, se il culto é calato, si osserva che fu comunque molto popolare fino alla fine del XIX secolo, dato il numero di chiese, cappelle, oratori, prigioni, ospedali, cimiteri, vie e strade che portano il suo nome. Ne deriva una abbondante iconografia che contrasta con la mancanza di elementi storici della sua vita.
Identificazione di saint Roch

La chiesa cattolica romana ha consacrato san Rocco di Montpellier come santo Patrono protettore e guaritore delle malattie contagiose, grazie al suo carisma pressso gli esclusi del suo tempo: gli appestati. Prima di lui era per intercessione di san Sébastiano che i malati di peste supplicavano Dio, ma anche la Vergine ha sempre avuto grande importanza nell’aiuto agli infelici appestati.

Come identificare Saint Roch, che é un pellegrino, in rapporto a san Giacomo? Basta verificare gli elementi seguenti: Roch porta gli abiti del pellegrino « romieu (romeo, romito) ». E’ andato in pellegrinaggio a Roma sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo. I pellegrini di Santiago portano la conchiglia, quelli a Roma le chiavi di san Pietro, quelli a Gerusalemme, le palme. Pero’, alla fine del Medioevo, la conchiglia é diventata simbolo generale di tutti i pellegrini.

Roch tiene nella mano il bordone, il bastone del pellegrino. A volte ha una bisaccia, a volte la cappa del pellegrino, spesso il cappello a falda larga. Il segno più caratteristico é il cane al suo fianco con in bocca una pagnotta, l’angelo che gli cura la piaga della peste bubbonica sulla gamba che lui mostra alzando la falda della veste. A volte la croce che gli marca il petto dalla nascita é rappresentata sul corpo o all’esterno sui vestiti.

Biografie primitive e recenti

Nella “Histoire des saints et de la sainteté chrétienne” (Hachette), André Vauchez, Direttore dell’École Française di Roma, scrive:” Pochi santi sono stati tanto celebri come san Rocco in Occidente, tra il XIV ed il XVII secolo, periodo che vide la diffusione del suo culto in tutti i paesi d’Europa… Eroe cultuale canonizzato per l’immagine e la leggenda, Rocco é il prodotto di un’epoca-la fine del Medioevo- in cui il popolo é ancora creatore di santi. Nella venerazione che circondo’ il suo nome s’é espressa l’angoscia degli uomini di quel tempo, di fronte alla malattia ed alla morte, lui che li aveva miracolosamente guariti dalla peste, conferendogli il potere di salvare quelli che si ponevano sotto la sua protezione. Contemporanei della peste nera e della danza macabra, san Rocco fu, con la Vergine della Misericordia, l’ultimo ricorso di una umanità decimata da questa grande prova e che aspirava a ritrovare la pace del corpo e dello spirito”.

Abbiamo già detto della più antica menzione conosciuta di san Rocco negli archivi di Voghera del 1382. Quindi gli specialisti ne deducono che la morte sarebbe avvenuta li’ in Lombardia.

Nel corso del XV secolo sorgono altre biografie primitive del Santo.

*Gli “Acta Breviora” d’un anonimo latino risalgono agli anni 1420/30. L’autore sarebbe contemporaneo di san Rocco ed avrebbe scritto poco dopo la sua morte.

*La ” Vita di san Rocco” di Diedo viene edita a Venezia nel 1483 ed é la sola a fissare le date di nascita e di morte (che saranno rimesse in questione nel XX secolo.

*La “Historica ex-italica”, tradotto da un originale in italiano popolare, viene impresso a Norimberga nel 1484.

*La “Vita sancti Rochi”, d’Hercules Albiflorius viene edita nel 1494.

*La “Vie de Saint Roch”, di Jean de Pin appare a Venezia ed a Parigi nel 1516.

Diedo (Dideo) e H. Albiflorius affermano entrambi di aver scritto le loro biografie seguendo un libro in lingua popolare italiana.

Infine, quale che siano le date esatte, resta il fatto che é vissuto tra il 1345 ed il 1380 in un periodo che andiamo ad inquadrare.

Il XIV secolo, tempo di rudi prove

Il XIV é un secolo di passaggio tra il Medioevo che non finisce mai ed il Rinascimento che sta nascendo e che in Italia mostra già il rinnovamento sociale che avanza. In effetti si sta vivendo il declino del feudalesimo ed il concetto di Stato si concretizza, tra drammi e conflitti, a cui si da un’apparenza religiosa che altro non é che il pretesto politico per annettersi una regione o una provincia. Fu cosi’ per il Languedoc con il fenomeno religioso cataro. Si sovrappongono a queste “fratture” interne le lotte tra Inglesi e Francesi, che a partire dal 1337, aprono per intermittenza delle guerre successive che dureranno CENTO ANNI. Il Papa si sposta ad Avignone dal 1309. Clémente V dissolve l’Ordine del Tempio e con questo atto ratifica una decisione puramente politica ed economica del Re di Francia.

Due estati di piogge da diluvio nel 1315-1316 provocano degli anni di grande carestia tra 1315-1317. In questo periodo catastrofico compare in Europa la più grande epidemia di Peste mai conosciuta : la Grande Peste Nera del 1348. Si calcola che un terzo della popolazione occidentale é decimata, cioé almeno 25 milioni di persone di ogni censo. Nel contesto religioso del Medioevo questo é visto come la fine del Mondo: Dio vuole fare piazza pulita degli uomini che non seguono la sua volontà! Dei banditi diventano santi, della gente perbene si deprava! La medicina é totalmente inefficace : “cavare sangue” uccide ancora più gente e la “teriaca” sia dei poveri che dei ricchi non ha nulla di miracoloso. Un solo rimedio: scappare! Ma in quei tempi, solo i Signori hanno delle residenze secondarie!. Allora, la «Morte folgorante» diventa il dato reale di una società che conosceva solo la morte preparata. E là , si tratta di qualche cosa che colpisce all’improvviso ed in tre giorni ognuno puo’ morire. Il rituale cattolico preparava i fedeli a “ben morire”, ma con le epidemie di peste, non c’é più il tempo di ben disporsi al paradiso! Soprattutto se il pestiferato contamina il suo confessore e si ritrovano insieme nell’Aldilà!

La nozione del “Purgatorio” prende rilievo nella Chiesa in questi tempi di trapasso immediato per l’altro mondo. I legami sociali sono rotti, tutti gli strati sociali sono colpiti. Culturalmente ed economicamente fu uno choc inverosimile e fatale per il mondo medievale. Molti aspetti doloristi e ossessivi del cattolicesimo vengono da questa epoca. La gente del tempo si identifica con il Cristo sofferente, fioriscono le Pietà. La Morte non é più la Sorella di cui parlava san Francesco; viene rappresentata nei suoi aspetti più orribili, cadaveri putrefatti, scorticati vivi, “danze macabre”, etc…. La religione gioca un ruolo enorme nella società medievale; il XIII secolo vede un reale rinnovamento con Sain Francesco e san Domenico, di fronte alle eresie che prendono il posto delle mancate risposte spirituali e di carità di un clero mal formato e di una gerarchia privilegiata. Il XIV° secolo conoscerà la voce di due donne carismatiche che grideranno ai più grandi del loro tempo, Re e Papi, le loro verità: Santa Brigitta di Svezia (1303-1273) e santa Caterina da Siena (1347-1380). Tutti saranno confrontati al terribile flagello della Peste, di cui non si sa nulla, da cui non si riesce a proteggersi né a trovare rimedio.

La faccia della morte improvvisa : la peste

Nelle città insalubri le popolazioni sotto-alimentate resistono male alle epidemie di peste, che la medicina rozza non riesce a frenare. Dal 1347 al 1349, seguendo i grandi assi commerciali, la malattia si propaga fino a Parigi dal 1348 al 1349. Présente in Europa centrale dal 1347, arriva in Olanda e Inghilterra, poi la Scozia ed i paesi scandinavi nel 1350. Parigi di nuovo nel 1361-1362, mentre la peste dei fanciulli si abbatte pesantemente sul Languedoc nel 1363. Alcuni preferiscono fuggire, come i personaggi del Décamérone di Boccaccio. Altri muoiono in casa, principi e servi, ricchi o poveri, nessuno é risparmiato dal flagello.

Apparsa tra il 400 ed il 900 in Europa, la peste scompare senza spiegazione nel VIII° secolo. Dopo un’assenza di quattro secoli, il pianeta intero conoscerà circa 400 anni di epidemie di peste dal 1348 al 1721. Fa la sua nuova apparizione in Cina nel 1337 con tredici milioni di morti. Nel 1347 distrugge l’armata mongola che assediava i genovesi in Crimea. Da li’ l’epidemia si propaga in Sicilia ed arriva nel 1348 in Francia e Spagna, per poi diffondersi in Germania, in Europa centrale, poi in Inghilterra.

La peste del 1348, detta peste nera o bubbonica, si diffonde per contatto diretto, ma soprattutto per le pulci dei topi che infestano le navi ed é per questo che i porti di mare furono i primi toccati e veicolo dell’epidemia.

Grazie agli scritti di Guy de Chauliac, medico a Avignone possiamo conoscere le manifestazioni cliniche della peste nera nel Medioevo:

*la peste bubbonica : trasmessa dalla pulce del topo. Il malato muore nei cinque giorni seguenti. Qualcuno riesce a sopravvivere. Violenta febbre con ascessi nerastri nelle ascelle e all’ano.

*la peste polmonare : trasmessa per contatto umano, si muore nei tre giorni seguenti. Febbre violenta con emorragie contaminanti.

*la peste setticemica : sintomi cerebrali importanti ed emorragici diffusi.

Nel Medioevo la peste é vissuta come una punizione divina, ma presto si cercano dei colpevoli: le streghe che patteggiano con il diavolo e gli ebrei che inquinano i pozzi: vengono bruciati…

La Chiesa invita alla penitenza, alla preghiera per appagare la collera divina. Messe e pellegrinaggi sono organizzati; i fedeli ricorrono ai santi : si implora la Vergine Maria, san Sebastiano. Appare il movimento dei “Flagellanti”: portano una tunica scura a cappuccio su cui appongono una croce rossa; Due volte al giorno, si riuniscono per espiare le loro colpe flagellandosi pubblicamente. Vogliono ritrovare la loro purezza originale per sfuggire alla malattia. Il Papa li scomunica.

Per evitare il panico generalizzato i morti vengono sepolti di notte e fuori dai centri urbani in fosse comuni, ricoprendo i cadaveri di calce viva o bruciandoli. Tutti sono esposti al contagio e nessuno vuole farlo; li si paga bene o si prendono i carcerati.

Ogni medico ha la sua ricetta, ma va di moda la “Teriaca” che per i ricchi contiene dell’oppio e lenisce le sofferenze. Si aprono i bubboni e si cauterizzano.

La peste nera marca gli spiriti e provoca un profondo traumatismo economico, sociale, religioso e culturale per le genti del XIV° secolo. Con le due guerre mondiali del XX° secolo resta una delle più grandi catastrofi demografiche dell’umanità.

Bisognerà aspettare la fine del XIX° secolo per trovare un rimedio medico. 1890 : un giovane ricercatore del nuovo Institut Pasteur, Alexandre Yersin (Franco-svizzero. 1863-1943) é mandato a Hong kong dove la peste fa disastri. 1894 : con un coraggio incredibile preleva dei bubboni sui cadaveri e studiandoli al microscopio scopre il bacillo della peste. Scopre il ruolo dei ratti nella trasmissione ed inventa un vaccino.

1898 : un altro allievo dell’Institut Pasteur, Paul-Louis Simond scopre la trasmissione per via delle pulci del topo.

” La peste é considerata oggi come una malattia “ri-émergente”, une netta crescita dei casi viene osservata in questi ultimi anni. Yersinia pestis, trasmessa agli uomini dalle pulci, é probabilmente il batterio più patogeno nell’uomo: pochissimi bacilli bastano per uccidere un individuo in qualche giorno. Nel 1997 l’Institut Pasteur ha scoperto dei bacilli multiresistenti agli antibiotici conosciuti come rimedio antipeste.
Pourquoi la peste ? le rat, la puce et le bubon. Jacqueline Brossollet et Henri Mollaret. Découvertes Gallimard. 1994. “

Torneremo a fare processioni a san Rocco?

Dalla peste… all’Amore (la leggenda di san Roch)

Roch, figlio dell’amore, della preghiera e della croce

Jean e Libère fanno parte della ricca borghesia di Montpellier. I poveri ne cantano la genrosità, gli stranieri la loro ospitalità e tutti la loro devozione. Grande é il loro amore coniugale, che la fede fortifica ! Il loro desiderio principale é di avere un figlio, ma Dio li mette alla prova…Durante anni, pregando la Vergine Maria nella chiesa di Notre-Dame des Tables, si preparano. La loro preghiera finisce per toccare il cuore di Dio e, verso 1350, Libère partorisce un bel maschietto che curiosamente ha sul petto una macchia a forma di croce, présagio d’una vocazione particolare all’abnegazione ed al sacrificio. Durante la sua infanzia la Peste del 1348 é ancora presente : dei dodici consoli, solo tre sono ancora vivi; dei 140 domenicani, solo 8 sopravvivono… In quella del 1361, Roch assiste all’ecatombe: durante tre mesi, quasi 500 persone muoiono ogni giorno. Ovunque incontra orfani che porta a casa per nutrirli, sfamarli, curarli… Sceglie di diventare medico per curare gli appestati. Il suo buonumore, il modo di porsi, il suo temperamento dolce lo fanno amare.

Decide di diventare povero per servire i poveri. Quando si hanno 15 anni nel XIV secolo si é un uomo. Se quelli della sua età e del suo ceto sociale vogliono diventare medici, avvocati, cavalieri, lui sceglie di aiutare i poveri e gli avvenimenti si incaricano di precipitare la sua scelta. Suo padre muore di forte febbre e poco dopo anche la madre. Studiando medicina nella più antica e prestigiosa università del tempo, ha imparato con i celebri chirurghi e farmacisti del tempo. Cede tutti i beni ereditati ai poveri e a un parente e decide di andare in pellegrinaggio a Roma. Dopo aver ottenuto i permessi religiosi e civili, il prete gli consegna bisaccia e bordone consacrati. Infine gli da l’abito tradizionale del pellegrino « romieu » : il cappello a larga falda e la cappa. Come tutti i pellegrini del Medioevo troverà sul suo cammino degli ospizi, degli ospitali, delle locande e ostelli, spesso fuori porta. E l’accoglienza che é una delle cinque opere di misericordia, in quel tempo.

Al soccorso dei malati

Nel suo periplo verso Roma, fa tappa ad Acquapendente, alla fine della Toscana, colpita dalla peste. Roch chiede dell’ospitale dove Vincenzo non vuole farlo entrare perché la peste infuria. Diventa infermiere e servitore di tutti, apre e pulisce le piaghe, tracciando il segno della croce. Visita i malati di casa in casa e resta tre mesi in questo posto. (NB: ancora oggi i pellegrini sono ricevuti nell’umile ostello della confraternita di san Rocco in pieno centro).Invece di scendere subito a Roma, va verso Cesena in Romagna a curare i malati.

Incontro con Papa Urbano V

Roch arriva a Roma agli inizi del 1368 e va a trovare il responsabile della santa penitenza che gli da l’assoluzione e l’eucaristia. Per preservarlo dalla contagione, traccia il segno della croce sulla fronte del prelato stupito, ma che gli combina un incontro con il Papa francese che é sceso da Avignone, dove dovrà tornare per le lotte intestine del clero nobile romano. Anche Roch prende la via del ritorno, sempre con il flagello presente nelle città e paesi che deve attraversare.
Passa per Rimini ed arriva a Piacenza dove infuria la peste. Va a curare i malati nell’ospitale di Nostra Signora di Betlemme. Una notte in sogno una voce gli annuncia che anche lui sarà colpito dal male. Roch si trova confrontato alla peste nel suo corpo e si rifugia nella foresta di Sarmato per aspettare la morte. Dalla roccia sgorga una sorgente che lo disseta e un cane épagneul bianco e nero fa la sua comparsa.

Roch, Gottardo ed il cane caritatevole

Non lontano dal suo riparo, vive Gottardo Pallastrelli, che ha lasciato Piacenza per sfuggire alla peste nella sua villa della foresta di Sarmato. Aveva notato che uno dei suoi cani era scomparso, ma lo vede tornare e prendere una pagnotta che si porta via. Incuriosito, lo segue e scopre Roch appestato. Decide di aiutarlo e di restare con lui, ma il cane non porta più la pagnotta…Allora deve andare a mendicare in paese e sopportare quello che la gente fa ai poveri bisognosi. Esperienza amara, ma impara dal giovane appestato. Finché un giorno, mentre torna dalla città sente una voce che chiama:”Roch” e che annuncia che é guarito e che deve riprendere la sua strada, lasciandolo li’ a continuare la sua opera. Guarito dalla peste, Roch riprende il cammino verso casa, ma mentre attraversa la Lombardia, nei pressi di Voghera, viene arrestato dai soldati che lo accusano di essere una spia del Papa. Portato davanti al governatore, dichiara di essere un umile servo di Dio e chiede che lo lascino passare. La sua risposta é giudicata equivoca e viene incarcerato. Ci resterà cinque anni, gli ultimi della sua vita. Senza che nessuno sappia la sua vera identità, diventa il soccorso dei prigionieri, dei dimenticati di questo mondo. Avrebbe potuto salvarsi se avesse detto chi era perchéil governatore non era altri che lo zio materno… Fedele a quello che voleva essere, il pellegrino incognito, resta in carcere fino alla fine. Agli ultimi il solito angelo gli chiede le sue ultime volontà ed egli risponde che tutti quelli che chiederanno la sua intercessione per guarire dalle malattie contagiose siano ascoltati. Muore il giorno dopo l’Assunta verso 1379. Quando scoprono la croce sul petto, allora riconoscono chi era il pellegrino sconosciuto. Questo raccontano gli « Acta Breviora » (autore anonimo latino).

Dal pellegrinaggio agli altari

Ad oggi nessuno storico ha potuto situare dove si trovi la sua sepoltura e la chiesa che hanno costruito per la sua devozione; solo abbiamo la festa che sicelebra in Voghera. Alla fine del XV secolo, i Veneziani sono sempre sotto il flagello della peste e fondano delle confraternite per curare e seppellire gli appestati. Ma solo le reliquie di san Rocco taumaturgo sembrano poter proteggere la città. Seguendo una pratica diffusa in quei tempi (vedi san Nicola di Mira in Turchia, le cui reliquie sono rubate dai baresi, o sainte Foy rubata da quelli di Conques), decidono di impadronirsene nella notte del 24 febbraio 1485. Nel 1489, per custodire il prezioso reliquario, Vneezia fa costruire un ricco santuario, decorato da grandi artisti dal XVI al XVIII secolo. Un grande palazzo sarà eretto in Campo San Rocco, nel XVI secolo, dove avrà la sua sede la confraternita : la « Scuola di San Rocco », focolaio di artisti e centro di opere di carità fino ad oggi.

Nelle regioni mediterranee il culto di san Rocco si diffonde velocemente già dagli inizi del XV secolo e viene invocato ovunque come protettore contro la peste e le malattie contagiose. Sotto il pontificato di Grégorio XIII, san Roch entra nel martirologio romano alla data del 16 agosto. Sarà poi il Papa Urbano VIII che approverà solennelmente il suo culto il 26 ottobre 1629.

Roch si irradia in tutta Europa ed altrove

Come é successo che un giovane sconosciuto, che non ha lasciato niente di scritto, possa diventare in cosi’ poco tempo un santo in tutto l’Occidente, per la vox populi, cosi’ poco tempo dopo la sua morte?

Molti fattori vi hanno contribuito:

* il carisma del guaritore dalle malattie contagiose;

* i suoi primi testimoni, la folla dei guariti, il suo amico Gottardo. In quarant’anni si stabilisce il legame tra il pellegrino sconosciuto e Roch di Montpellier;

* la decisione del Concilio di Ferrara, di fronte alla peste del 1439, di prescrivere preghiere pubbliche per l’intercessione del santo;

* la pubblicazione in data sconosciuta della prima “Vita di san Rocco”, in italiano, tradotta in tedesco nel 1484. Un altro testo agiografico di un anonimo latino (fine XIV o inizio XV secolo) sarà tradotto in francese nel 1494 da un Domenicano, Jehan Phélipot. Nel 1483, appare a Venezia una « Vita di san Rocco» di Francesco Dideo, professore di diritto a Padova;

* il trasporto di una gran parte delle reliquie da Voghera a Venezia nel 1485 e le relazioni commerciali della città con il resto del mondo faranno il resto…

* il teatro religioso contribuisce anche alla sua popolarità: nel 1493, si recita un « Mystère de monseigneur saint Roch »

* A Montpellier, città natale, il culto fu abbastanza lento a mettersi in moto, anche perché le sue opere furono prevalentemente in Italia dove mori’.

* il canonico Jean Segondy spiega la nascita del culto a Montpellier con il passaggio del missionario domenicano, san Vincent Ferrier, nel 1408 e 1416. Tra il 1410 ed il 1420, lMontpellier gli dedicherà una cappella nel convento dei Domenicani.

* Una confraternita di Saint-Roch fu aperta nella chiesa di Notre-Dame des Tables, nel 1661. Durante la peste del 1720, si fecero delle processioni, preghiere e digiuni durante due mesi, per l’intercessione del santo.

* il più antico Ordo della diocesi, del 1616, non parla di san Rocco, pero’ viene citato nell’Ordo del 1748. Bisognerà aspettare 1817 per vedere la pubblicazione della più antica “Vita” del santo e l’attuale chiesa di Saint-Roch viene costruita nel 1865 dall’Abbé Recluz.

* Nel 1832, un’epidemia di colera attira l’attenzione su saint Roch, protettore della peste e delle malattie contagiose.

* sarà l’edizione di una raccolta “Preghiere a Gesù, alla santa Vergine ed a san Rocco, per tutti i giorni della settimana contro i disastri del colera” che il clero usa per guidare la pietà dei fedeli che incoraggia la devozione.

* Oggi, ogni 16 agosto, la parrocchia di Saint-Roch di Montpellier festeggia il suo giovane santo con tutto il fervore possibile.

Bibliografia

– ” Vie, légende et miracles de Monseigneur saint Roch”, Jehan Phélipot. Réédition avec notes sur l’édition de 1494, par Maurice Luthard (1917)

– ” Le Problème de saint Roch “, Augustin Fliche, in “Analecta Bollandiana” 68 (1950), pp. 343-361

– ” Montpellier, ville royale – XIVè- XVè siècle “, chanoine Jean Segondy. Dactyl. (1969), pp. 56-58.

– ” Un saint populaire ? La lente renaissance du culte de saint Roch dans le diocèse de Montpellier durant la première moitié du XIXè siècle “, Gérard Cholvy. Montpellier (1971)

– ” Roch, le mendiant du Christ ” , M. Jalagnier. Montpellier (1971)

– ” Pèlerins du Moyen-Âge ” , Raymond Oursel. Fayard (1978)

– ” Saint Roch, pèlerin de Dieu, secours des malades ” , abbé René Berthier. Univers Média, Paris (1983)

– ” Nouvelle contribution à l’étude de la vie authentique, de l’histoire et des légendes de Monseigneur saint Roch ” , François Pitangue. Montpellier (1984)

– ” La Mort noire, chronique de la peste ” , Johannes Nohl. Payot (1986)

– ” Saint Roch et la peste ” , Marie-Odile Jeanjean. Thèse présentée et publiquement soutenue devant la Faculté de Médecine de Montpellier pour l’obtention du grade de Docteur en médecine (1988)

– ” Saint Roch dans son histoire, sa tradition, son culte, son art et son folklore à Venise ” (en italien), Mgr Ermenegildo Fusaro. Venise (1991)

– ” Saint Roch le guérisseur de l’impossible “, Françoise Bouchard. Résiac.

LA VERSIONE FRANCESE:  saint Roch FR

 


Un commento su “UN SANTO PELLEGRINO: san ROCCO (saint ROCH)

  • Marco F

    Buonasera,

    altre informazioni su san Rocco le potete trovare nel libro “Benedetta Maremma. Storia dei santi della bassa Toscana” edito dalla Sarnus.
    Cordiali saluti

    Marco Faraò

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