Da Cagliari nel Sulcis e nelle Isole


DESCRITTIVI DEL CAMMINO DI SANTU JACU DA CAGLIARI NEL SULCIS E ISOLE (e viceversa):

I descrittivi sono corredati da tracce GPS. A questo link potete trovare una guida in Italiano e in Inglese per l’uso delle tracce GPS. The guide is now accompanied by some GPS tracks. At this link, you can find an Italian and English guide to use the GPS tracks.

Questo cammino é stato concepito come percorso fruibile a piedi, a cavallo o con animali al seguito, in bicicletta, che unisca mare e montagna, passando per posti non necessariamente turistici, ma che comunque hanno una coerenza con il fatto di rappresentare la Sardegna “profonda”. Segnato con frecce gialle e conchiglie di Santiago in vernice, per il momento, richiede una certa dose di adattamento perché solo la percorrenza potrà mettere in evidenza il percorso “migliore”, anche se gli amici del cammino stanno verificando e segnalando delle variazioni. Ringraziamo già da ora chi vorrà dirci la sua nell’ottica del miglioramento che solo la percorrenza può’ dare.

L’itinerario comincia da Cagliari per andare nel Sulcis ed arrivare a Sant’Antioco e Carloforte sull’isola di san Pietro.

L’abbiamo pensato percorribile nei due sensi e quindi é segnato bidirezionale con i simboli europei dei cammini, che siano frecce gialle, conchiglie stilizzate, cartelli segnaletici. Siamo sicuri che, passato il primo momento di scoperta per le condizioni climatiche “mutevoli”, per la solitudine e la “curiosità stupita” di quanti incontrerete, questo cammino vi piacerà. Infatti presenta un insieme delle caratteristiche di vari cammini esistenti in Spagna e Francia, il che lo rende particolarmente unico ed affascinante, anche se talvolta duro, ma le tappe sono state pensate in modo da permettere delle pause di riposo e di “turismo”, visto che la Sardegna é ricca di cose da vedere e da gustare… Buon cammino! amicisantujacu@gmail.com – sito web: www. camminando.eu – facebook: gruppo: amici del cammino di santu Jacu- pagina: il cammino di santu Jacu-Santiago in Sardegna

TRACCIA GPS COMPLETA DELL’ITINERARIO

CSJ- Variante sud ovest: SULCIS E ISOLE

20 Cagliari centro- Capoterra centro

https://fr.wikiloc.com/itineraires-randonnee/20-csj-da-cagliari-stazioni-a-capoterra-centro-11545156

Variante lunga

28 Capoterra- Pula

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/28-csj-del-sulcis-nuova-tappa-tra-capoterra-e-pula-60648062

27 Pula-is Cannoneris nuova tappa nei monti

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/csj-27-pula-is-cannoneris-61488507

26 is Cannoneris-Santadi centro

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/csj-26-is-cannoneris-santadi-centro-61489751

Variante corta diretta

Wikiloc | Percorso CSJ – Variante corta del Sulcis e isole- da Cagliari stazioni a Calasetta porto

Parte Comune a tutte le Varianti

22A Santadi-Perdaxius per Montessu nuova tappa

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/22a-csj-santadi-centro-perdaxius-per-montessu-47902439

23 Perdaxius- Tratalias- sant’Antioco centro

Wikiloc | Percorso 23 CSJ – da Perdaxius a sant’Antioco centro

24 da sant’Antioco ponte a Calasetta e Carloforte centro

Wikiloc | Percorso CSJ 24 – Sant’Antioco centro- Calasetta porto- imbarco per Carloforte

vecchio itinerario della Variante lunga (consigliato da percorrere in senso contrario, da Sant’Antioco a Cagliari)

27 Pula- Chia vecchia

https://fr.wikiloc.com/itineraires-randonnee/27-csj-chia-pula-6541090

26 Chia- Teulada vecchia

https://fr.wikiloc.com/itineraires-randonnee/26-csj-chia-teulada-7917142

25 Teulada- Santadi vecchia

https://fr.wikiloc.com/itineraires-randonnee/25-csj-santadi-teulada-6540960

Cammino di sant’Antioco

Wikiloc | Percorso Cammino di Sant’Antioco TUTTO

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/csj-tour-di-santantioco-per-camminanti-e-mtb-53848920

Cammino Tabarchino- isola di san Pietro

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/csj-cammino-tabarchino-isola-di-san-pietro-nel-sulcis-47900901

CAGLIARI: chi arriva in aeroporto a Elmas prende il treno (o il bus la notte) per la stazione centrale (piazza Matteotti). Credenziali da Massimiliano Puddu tel 3382986136 su appuntamento. Alloggi: Hostel marina- scalette san sepolcro, da 25€ (coop Novas) tel 070670818 per prenotare/ Ci sono dei b&b tutt’intorno che praticano gli stessi prezzi 

1 tappa: 22,5km totali Cagliari- Capoterra centro (fare scorta acqua) – consigliamo di prendere il bus Arst e di usare la giornata per visitare Cagliari.  La zona centrale di Cagliari va da piazza Matteotti (stazioni Trenitalia, Arst e ctm) al lungomare di via Roma con i portici, alla piazza Yenne, ai locali del quartiere Marina. Sulle sponde della laguna di Santa Gilla, golfo degli Angeli, sorgeva l’antica Karales fenicia, punica e romana. Il foro, l’odierna Piazza del Carmine e via Malta, un tempio-teatro di epoca tardo-repubblicana. Nel quartiere di Stampace le tre domus di Villa di Tigellio. Una struttura templare di epoca imperiale sotto la chiesa di Sant’Eulalia, nel quartiere di Marina, dietro via Roma. Nel quartiere di Sant’Avendrace, la Grotta della Vipera, mausoleo del I sec. d.C. Nella Karales imperiale l’anfiteatro del II sec. d.C. nella parte alta della città, sulle pendici del colle di Buoncammino (viale Fra’ Ignazio).

km 0 Cagliari porto-stazioni Arst e Trenitalia, piazza MatteottiDato che la tappa non è molto bella e che il passaggio del ponte stradale è pericoloso, consigliamo queste soluzioni:

  1. A) passare oltre la prima tappa prendendo il bus ARST per Capoterra centro.
  2. B) il bus CTM dai giardini della stazione fino a dopo il ponte del Giorgino, per evitare lo svincolo automobilistico, e iniziare da lì a camminare.
  3. Chi fa la tappa intera, invece, attraversa il doppio passaggio pedonale verso il lungomare e lo segue a dx (dritti invece si inizia l’asse centrale del Cammino di santu Jacu). Al grande incrocio si passa sul lato dx per proseguire poi sotto il viadotto e arrivare a salire sul ponte stradale del Giorgino lato sx (pezzo molto trafficato e pericoloso) e proseguire nel passaggio pedonale. Dall’altra parte si scende a sx e si cammina poi lungo la laguna sul sentiero dei pescatori. Questo passaggio viene poi bloccato dalla proprietà privata che comprende la chiesa di san Simone: bisogna passarla e poi entrare sulla strada che va alla pizzeria e al museo della laguna (chiuso e abbandonato). Lì si entra a sx per il varco nella recinzione e si prosegue lungo il sentiero sterrato fino ad arrivare alla zona industriale di Macchiareddu (fenicotteri, pescatori e immondizia ovunque).

Si rientra sulla strada davanti alla Conti-Vecchi e la si segue a dx fino all’ultima fabbrica ed alla ex caserma dei carabinieri, dove si gira a sx sulla strada verso il carcere di Uta e l’agriturismo Santa Lucia,  0709477001-3479542676/ 3384928001  (dicono che si mangi bene). Si prosegue sempre su strada e si arriva alla deviazione a sx verso Capoterra. 

* Qui la Variante corta, adatta ai ciclisti, prosegue in una sola lunga tappa fino a Santadi sulla SP1, che segue la valle del Parco di Gutturu Mannu, in parte asfaltata, fino al Centro dell’Ente Foreste a Pantaleo. 33 km.  Non c’è nulla per rifocillarsi e d’estate il rio é secco…ma in autunno quintali di porcini!!! Lungo il percorso si incontrano due punti d’acqua, uno a circa 13,5 Km e l’altro poco prima della fine della salita, a circa 19 Km dall’inizio della tappa. Lungo il Cammino, circa 10 Km dopo Santa Lucia, si incontra solo una casa della Forestale: necessario premunirsi per il pranzo prima di partire. Alloggio a Santadi centro: casa del cicloturista, Katia, Massimo e Jonathan, via Carbonia 1 tel 338/1980445 (Katia) 25€ cucina disponibile.

* Proseguiamo la descrizione della tappa per Capoterra: passare dentro il centro WWF che inizia dopo circa 1 km dal bivio, invece di passare per la strada asfaltata. Cioè, appena passato un gruppo di case colorate, c’è un bosco dopo il guard-rail e dopo 10m inizia il sentiero fino a Capoterra. Tenendo sempre la sinistra del sentiero che costeggia la strada si arriva all’ingresso del paese (idem per tornare indietro-5km). b&b Country House, loc. piscina teula, a 30€ la singola/ b&b Colle del barone, via Carducci 3 a 40€ la doppia

2 tappa: 26,2 km- da Capoterra a Pula Si esce da Capoterra verso Poggio dei Pini che si attraversa. Poi si deve passare un guado dopo il parco. Se non fosse possibile, aggirare l’ostacolo passando su strada. Si arriva infine alla superstrada Sulcitana. Si gira in giro a questa statale fino ad entrare in agro di Sarroch Dalla superstrada a Sarroch:  hotel Villarosa, via Cagliari 53, tel 070900171 con MP/ B&B Domu mea -3471098860-3403939764/ Zedda Maria Luigia- villaggio Moratti E/A 3491373989/ La Volpe-3476614074/ Da Sarroch verso san Pietro, su Spagnolu e Pula centro: Si segue la strada verso Monte Arrubiu e su Spagnolu, da dove si raggiunge il ponte d’ingresso a Pula centro e zona archeologica di Nora: AC possibile in parrocchia (donativo) tel 3339313845/ AJ Glamerald, via Maestrale snc, da 22€ in camerata, 3911657481 solo in stagione / Casa Vacanze Aio Sardegna, fra Via Nora e Via Corinaldi, 070502399/ hotel quattro mori, via Cagliari 10, (in stagione) tel 0709209124, vicino al ponte

3 tappa: 25,6 km da Pula a Is Cannoneris : Da vedere l’area archeologica di Nora, antica città della Sardegna fenicia, che acquistò l’aspetto attuale solo in età romana imperiale, al centro del lembo di terra tra il promontorio del Capo di Pula a sud, la Punta del Coltellazzo a est e l’istmo a nord. Meta finale del pellegrinaggio di Sant’Efisio, la cui chiesa, tra la spiaggia e la strada del Parco archeologico, fu data nel 1089 ai monaci Vittorini di san Cassiano di rito orientale di Marsiglia. Verso Piscinamanna: Seguendo le piste ciclabili e la strada di raccordo che sbuca sulla statale, arriviamo a is Molas (possibile accoglienza dai Cappuccini) e proseguiamo su strada e sentiero per il centro della forestale di Piscinamanna Verso is Cannoneris e punto tappa : seguire il sentiero CAI 200-  Si tiene a sx la caserma forestale di Pixinamanna, sede dell’Agenzia Forestas. Si prosegue su strada sterrata, tenendo sulla destra il rio Palaceris che si attraverserà poco più avanti. Superata una sbarra, la strada sterrata diventa un sentiero che segue il greto del fiume. Il tracciato ripercorre la sede viaria di una antica ferrovia per portare il carbone dal cuore della montagna fino al mare. Il percorso sfiora più volte il rio, con passaggi splendidi e alcuni guadi non semplici, l’antico piano ferroviario è spesso distrutto dalla furia delle alluvioni. Si prosegue finché si raggiunge una sterrata che porta alla Dispensa Tonietti, che era la sede del cantiere carbonifero. Si continua lungo la recinzione, tralasciando il bivio a sx e passando un ponticello, dopo il quale si gira a dx; non seguire la carrareccia che sale. Sentiero distrutto dalle alluvioni oggi, era una carrareccia di quasi quattro metri. Si passa il torrente dove prima c’era un ponte, cominciando gradualmente a salire. Il sentiero migliora; alcuni tornanti, si raggiunge una sterrata vicino Arcu Montixi, si valica accanto ad un grosso vascone antincendio. Si attraversa la strada, si percorre una mulattiera a mezza costa e comincia a scendere dopo aver superato alcuni spuntoni rocciosi. La mulattiera finisce e si vede un sentierino sulla sx che segue la cresta della montagna, verso il valico Arcu Is Cerbus. Dal valico si prende a sx, in discesa, una mulattiera con tornanti, che si abbandona poi a dx, per tracce di sentiero nel costone e sempre in discesa, per raggiungere Riu Crabitta (guado). Si attraversa il fiume, verso dx, risalendo a sx fino ad un incrocio che sulla sx ha il Cuile Isca de Crabitta (attualmente in abbandono). Si tiene a sx l’ovile, si sale nel bosco, seguendo una mulattiera a dx della linea di cresta. Al culmine della salita, dopo la pineta, si raggiunge una pista forestale nel curvone. Si segue la pista a dx, in leggera salita. Dopo un lungo tratto in piano si comincia a scendere, incontrando l’attacco del sentiero 201 e poi, nei pressi di uno slargo con una casupola, si giunge ad un incrocio in Is Cannoneris. Sulla sx la Caserma forestale, mentre sulla dx il sentiero 200 prosegue verso Pantaleo.

4 tappa 21km: da is Cannoneris a Santadi centro : Si continua nel parco fino alla sede del Parco di Gutturu Mannu a Pantaleo_ Si prosegue dallo spiazzo di Is Cannoneris, si passa sotto la Punta Sebera, sempre lungo la carrareccia, si raggiunge is Figueras e si scende alla stazione forestale sulla strada. Si continua su sentiero fino a Barrancu Mannu sull’altro lato del rio. Poi si segue la strada per Terresoli e si sale in centro a Santadi:  casa del cicloturista, Katia, via Carbonia 1 tel 338/1980445 (Katia) 25€ cucina disponibile/ supermarket dopo il paese sul cammino a 1km/ Edificata dai fenici, ampliata dai punici, insediamento militare a protezione di commerci ed attività agricole. Ad 1km la collina di Pani Loriga: cinte murarie, strutture urbane e militari, necropoli e tombe a camera. Domus de janas di 3000 anni a.C. Nel paese si può visitare il Museo civico archeologico e il Museo etnografico “Sa Domu antiga” 

5 tappa – da Santadi a Perdaxius 16 KM : Dalla piazza della chiesa prendiamo in discesa via Roma, via Giardini, via Oristano, passiamo per su Pradu, sulla via parallela a via Cagliari. Sbuchiamo sulla strada di Nuxis di fianco al supermercato e proseguiamo dritti. Dopo il parco fotovoltaico, a sx la variante per la zona archeologica di Montessu- Villaperuccio, tappa senza passare da Narcao. Da Montessu ci si inoltra nei campi e si passa il monte (sbarramenti amovibili di pastori sulla carrareccia) verso Pesus (bar) sulla SP78, che si segue a sx per deviare subito dopo a dx su via san Giacomo (strada del cimitero) ed arrivare all’incrocio in centro a Perdaxius alla chiesa parrocchiale di santu Jacu (quella nuova). Perdaxius: Emi Sabiu, associazione Cherimus Sardegna, per la casa in via Garibaldi 10 tel 3486299861, cucina disponibile, 8 posti letto/ referente Giacomo Santus, tel 3479746657/ b&b Gennemara, in periferia, su percorso verso Tratalias, tel 0781952003/ 3474327920/ tutti i servizi/ Il suo toponimo significherebbe “pietroso”, per l’abbondanza di piombo argentifero. Due chiese romaniche in pietra vulcanica: San Giacomo vecchia e San Leonardo in via Garibaldi tra ulivi secolari.

6 tappa: 25km totali Perdaxius- sant’Antioco : Da Perdaxius si può prendere via Garibaldi, passare la chiesetta di san Leonardo e, all’incrocio, prendere a dx la strada poco frequentata che va al b&b Gennemara e poi sbuca sulla strada per Tratalias.  Si devia poi a sx in campagne per evitare il traffico e si raggiunge l’incrocio d’ingresso a Tratalias vecchia: 10 km – cattedrale e museo/ bar ristoranti e fontanella/ sorta intorno all’anno Mille, quando monaci e mercanti arrivarono in Sardegna facendo fiorire attività e comunità. La cattedrale di Santa Maria del 1213 é testimonianza dell’architettura romanico pisana, di cui vedremo altri esempi nel corso del nostro cammino nell’isola/ Si continua dritto e si imbocca il sentiero nei campi che arriva alla strada. Si attraversa di fronte e si segue la strada dritta per raggiungere la sbarra d’ingresso delle saline, si passa sopra e si va a dx per aggirare il fabbricato e proseguire a sx fino alla svolta a dx che sul lungo rettilineo arriva all’altra sbarra d’uscita delle saline (il mare bianco). Fare scorta d’acqua! Il nuovo direttore delle Saline ha promesso che lascerà il passaggio ai pellegrini a piedi. Finora si poteva passare solo nei festivi. Dalla sbarra si va a sx per seguire la strada provinciale, attraversare il ponte e scendere dall’altra parte, andando a dx per seguire il lungomare fino al nostro ostello. 15 km Sant’Antioco: b&b convenzionato, via goceano 8, con cucina e lavatrice, a 15-20€ di Serrenti Marinella, tel. 0781840901-3407625172/ Esiste un cammino isolano lungo che tocca i punti più importanti dell’isola (circa 60 km che si possono dividere in quattro tappe).  Le nostre referenti, Marinella Serrenti (3407625172) e Marina Scibilia (3925132245), p/o l’isola dell’ottica, in centro, possono informarvi del percorso. Credenziali, magliette e Testimonium disponibili.

Sant’Antioco fu fondata dai Fenici nell’VIII sec a.C. come Sulki, uno dei porti del Mediterraneo da cui transitavano i minerali, oro compreso, estratti nell’Iglesiente.  Tolomeo la chiamò insula plumbaria, l’isola del piombo. Da visitare: il Castello Sabaudo in trachite rossa e l’Acropoli della città punica. Su una roccia trachitica c’è il Tophet, il santuario-necropoli, dove venivano deposte le ceneri dei bambini. Nelle vicinanze una quarantina di tombe ipogee utilizzate dai Punici e dai Romani, che divennero catacombe paleocristiane. In centro la Basilica di Sant’Antioco, sede episcopale dal 484 col sinodo di Cartagine e che ha legami accertati per iscritto (1466) con Santiago di Compostella. Territorio piuttosto accidentato, le colline raggiungono i 250m di altitudine, arrivando fino al litorale con coste alte e frastagliate, poche spiagge. La città fu fondata dai Fenici e proseguì nei successivi periodi punico e romano. Dopo la conquista bizantina il suo sistema fortificato fu rafforzato con la costruzione del Castrum. A partire dal secolo VIII la città cominciò a essere preda delle incursioni degli Arabi e andò spopolandosi e nel corso del secolo XII la sede della diocesi fu spostata nella più sicura Tratalias. La città fu abbandonata e il territorio divenne proprietà del vescovo di Iglesias che mantenne viva la memoria del culto per il santo di cui si celebrava annualmente la ricorrenza. Era però una presenza precaria a causa delle incursioni dei corsari nordafricani, che ne fecero pure una loro base. Nel corso della seconda metà del secolo XVI furono costruite le prime torri costiere di difesa e di avvistamento e il territorio riprese a essere frequentato stabilmente. Agli inizi del Seicento, poi, la campagna di scavi promossa dall’arcivescovo di Cagliari alla ricerca delle reliquie del santo sembrò richiamare in vita l’antico sito. Sorsero cosi i primi medaus e boddeus, mentre si andava costituendo un nuovo nucleo abitato attorno all’antica chiesa. Nel 1758 l’isola fu ceduta all’ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Il territorio fu diviso in due parti, quella di maggiore estensione si sviluppò rapidamente attorno alla chiesa; quella minore alla nascente colonia tabarchina di Cala di Setta. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, con la progressiva chiusura delle miniere, il porto decadde per lo sviluppo dell’agglomerato industriale di Portovesme. Negli ultimi decenni la sua economia ha ripreso a crescere grazie all’agricoltura e viticoltura, ma soprattutto al turismo. Il territorio conserva testimonianze della presenza dell’uomo a partire dal periodo prenuragico con le domus de janas di is Pruinis, un complesso di tombe a camera scavate nel calcare, e Grutti ‘e Acqua, della cultura di Ozieri. Al periodo nuragico appartengono i resti di un villaggio nuragico e di un nuraghe posti nell’attuale centro abitato. Le testimonianze archeologiche del periodo fenicio-punico sono quelle di Sulci, fondata dai Fenici tra il secolo IX a.C. e l’VIII a.C. In seguito, con l’insediamento dei Cartaginesi, divenne porto per l’imbarco del piombo estratto nell’Iglesiente. Fu unita alla terraferma da un istmo lungo 3km, con colmate di materiali tra alcune isolette di carattere alluvionale, fortificata, e durante le guerre puniche assolse un importante ruolo militare. L’attuale centro si stende su parte dell’antica Sulci, di cui rimane la necropoli con tombe puniche, tra cui una con arcosolio dipinto risalente ai secoli II-III d.C.; in alcune é stato conservato il corredo così come è stato trovato durante gli scavi archeologici. A nord della necropoli si trova il tofet, sito sacro in cui avvenivano i sacrifici dei primogeniti alla dea Tanit, usanza diffusa tra i Punici, in un ampio spazio circondato da spuntoni di roccia al quale si accede per una via sacra che la processione notturna percorreva nei giorni del sacrificio (rito del molk). Oltre all’altare, gli scavi hanno rivelato la presenza di decine e decine di piccole stele, di piccole urne e un cumulo di ceneri e di ossa (le ceneri conservate nel tofet appartengono a bambini morti di morte naturale: l’incinerazione assolveva una funzione rituale e propiziatoria). Passata ai Romani, fu completato il collegamento alla terraferma con la costruzione di un ponte a due arcate che scavalca l’ultimo braccio di mare. La città nel secolo I d.C. fu eretta a municipium e, a partire dalla tarda antichità, fu sede della diocesi di Sulci e del nascente culto per Sant’Antioco. Oltre al ponte risalgono a questo periodo i resti della strada di collegamento con la Sardegna, le tombe e la fonte di Is Solus nel cuore dell’attuale centro urbano. Nei secoli del tardo Impero romano e dopo la conquista bizantina rimangono la basilica, il martyrium e le catacombe. La basilica fu la sede dei vescovi di Sulci fino al trasferimento della diocesi a Tratalias; fu costruita in epoche differenti. Consta di un corpo centrale cupolato che fa pensare alla basilica di San Saturnino di Cagliari ed é riconducibile al secolo VI. Attorno a questo corpo si sviluppò tra i secoli IX-X, un edificio a croce libera con un’aula a tre navate con volte a botte che inglobò un antico martyrium. Quando poi l’edificio, nel corso del secolo XI, fu consegnato ai Vittorini, venne ristrutturato in forme romaniche di cui rimangono alcuni elementi; infine agli inizi del secolo XVII, nel fervore per il ritrovamento del corpo del santo verificatosi nel 1615, l’edificio fu ampliato e la facciata assunse l’attuale configurazione. Nel sottosuolo della chiesa restano ancora le catacombe risalenti all’epoca della più antica diffusione del Cristianesimo nell’isola; sono visitabili solo in piccola parte e contengono tracce di pitture, di iscrizioni e conservano il luogo dove Sant’Antioco avrebbe trascorso molti anni. Quando furono avviati gli scavi archeologici fu formato un primo Antiquarium ospitato in via Castello in due salette nelle quali vennero esposte le collezioni più interessanti. Il Museo mostra all’ingresso i due grandi leoni in tufo che stavano un tempo all’ingresso della città; il percorso espositivo comprende 8000 dei 15.000 reperti posseduti dall’istituzione, una documentazione di grande rilievo per la città e per la civiltà fenicio-punica in generale. Nella parte alta dell’abitato si trova il complesso della fortezza, insieme di ruderi di grande importanza per la storia della città. Nella posizione più dominante sorge la fortezza vera e propria, edificio costruito nel secolo XVIII per difendere il villaggio dalle incursioni dei barbareschi. Fuori dall’abitato si trova la torre di Cannai, costruita nel 1746 a più di 10 km. La torre era munita di pezzi di artiglieria e servita da una guarnigione di soldati e di artiglieri.

DESCRITTIVO del CAMMINO di Sant’ANTIOCO (68km)

*Tappa Sant’Antioco-Maladroxia (circa 17,5 Km)

Wikiloc | Percorso 1a tappa Cammino di Sant’Antioco

1- SANT’ANTIOCO – MALADROXIA

Si parte dalla Basilica, in cui sono custodite le reliquie del Santo. Dando le spalle alla facciata della Chiesa, si procede a sx verso un vicolo stretto che è l’inizio di Via Manno, che poi si allarga e piega verso dx. Procedendo su questa via si arriva a una piccola rotonda e nelle vicinanze uno spartitraffico con una scultura in pietra, e si continua dritto, in Via Trilussa.

Qui ha inizio una lunga strada asfaltata che conduce presto fuori dal paese verso la campagna, poco trafficata e piacevole da percorrere. A circa 200 metri dallo spartitraffico con la scultura, si trova una freccia a sx segnata come A (di accoglienza), che immette in una sterrata carrozzabile e dopo circa trecento metri andremo ancora a dx, sempre seguendo la A. Qui, su questo breve tratto campagnolo si trova la casa vacanze convenzionata (se libera) per i pellegrini, di Marinella, volontaria dell’Associazione (tel. 3407625172). Procedendo ulteriormente sullo stradello sterrato che passa vicino alla casa di Marinella, il sentiero si biforca e noi procediamo sul percorso principale, in discesa, ignorando il sentiero alla nostra dx che si addentra quasi in direzione opposta. Dopo circa 200m siamo sull’asfalto che prendiamo verso sx, e che corrisponde con quella che avevamo lasciato alla prima deviazione. NB: se non dobbiamo pernottare da Marinella, alla prima A andiamo dritti per circa 5 km, ignorando la deviazione della sterrata. 

  • —Variante per amanti dell’avventura (allunga un po’ solo perché un po’ più lenta da percorrere). Consigliata ai più esperti e a chi fa il cammino in periodo con più ore di luce : passando dalla sterrata verso la casa di Marinella, poco prima di sbucare sull’asfalto, sulla sx troviamo una invitante stradina cementata prima e poi sterrata, indicata con freccia gialla e VA (variante avventurosa), che dopo meno di un km sembra finire, ma in realtà si può proseguire, in fondo, verso dx e poi subito verso sx, per un vero sentiero per capre, ma leggibile fra la macchia, con vari saliscendi, a volte un po’ sdrucciolevoli, soprattutto nella prima parte quando inizia la salita. Ignorare l’unica possibile svolta a sx, che secondo i periodi dell’anno non si vede nemmeno perché la vegetazione la ostruisce, e procedere seguendo il sentiero in salita a dx. Dopo svariati saliscendi, il single track si immette in un vero bosco di macchia mediterranea, un bosco incantato, ombroso e umido, che si percorre seguendo frecce e punti gialli fino a sbucare di nuovo sulla strada asfaltata di prima, e seguendo la freccia svoltiamo ancora a sx, per procedere sull’asfalto ancora per circa 1,5km. — 

Qui possiamo procedere serenamente per 3km per poi svoltare a dx, su una stradina sterrata, con alcune parti cementate, laddove la pendenza si fa più difficoltosa. Dopo poche centinaia di metri, dove a lato del sentiero si alza un piccolo versante collinare che ci preclude la vista verso l’Isola di San Pietro (che avevamo fino a poco prima), in corrispondenza di un mucchio di ghiaia sul lato dx dello stradello, si possono vedere in alto due grandi rocce modellate dal vento, note come “Sa Perda ‘e s’Omini”, raggiungibili in cinque minuti seguendo a naso una rete di sentierini abbozzati sulla macchia bassa. E’ una breve divagazione che può piacere, senza allungare molto. Una volta tornati sul sentiero principale, proseguiamo seguendo le frecce gialle ancora per qualche km. Troveremo diversi bivi e seguiremo le frecce. Arriveremo quindi a un incrocio di sentieri e dovremo ancora svoltare a sx, su una pista sterrata ampia e carrozzabile, che prende a salire per un po’, fino al piazzale dell’area archeologica del Nuraghe Corongiu Murvonis (area non presidiata e interessante per una deviazione “avventurosa” di mezzora circa, e anche ottimo posto per una sosta sulle rocce piatte con una vista bellissima verso la costa ovest, e non solo). NB: Tenete conto che qui siamo oltre metà percorso.

Torneremo poi sulla pista ampia che seguiamo senza deviare fino a raggiungere, dopo una lunga discesa, un ovile e poi la strada, stretta e con asfalto molto consumato. Qui, prendiamo a sx, e dopo 2-300m seguiamo le frecce a dx, attraversando un piccolo guado quasi sempre in secca, entrando in un sentiero ombreggiato, che salendo gradualmente ci porterà, passato un agriturismo, alla strada provinciale, della quale si devono percorrere, verso sx, solo 200m. Poi svoltiamo a dx in salita e siamo di nuovo su un sentiero. Procediamo su questo sentiero stretto salendo e poi per un bel tratto in discesa fino alla strada asfaltata che va, girando a sx, alla Spiaggia di Maladroxia. Lungo il sentiero nella parte in discesa ci potrebbe sembrare di procedere in direzione opposta alla strada asfaltata che avremo intravisto, ma il sentiero è giusto! Il cammino prosegue, per la seconda tappa, all’inizio della Via Cala Bianca, mentre procedendo dritto andremo fino alla bella spiaggia (frecce M di MARE) 

  • —Variante stradale per chi è stanco, o per chi vuole vedere anche altre due calette: dopo l’agriturismo, sbucati sulla strada asfaltata, invece di prendere a dx sul sentiero di cui sopra, si procede lungo la provinciale in discesa per 10’ fino a un altro sentiero (si riconosce per la freccia gialla con VM- variante mare), che rapidamente ci farà raggiungere la spiaggia di Su Portixeddu. Da lì si prende a dx su asfalto e dopo un affaccio veloce a Su Portixeddu Acuau (detto anche “le vasche”) si raggiunge il borgo marino di Maladroxia, con l’omonima spiaggia, nota per le acque termali sottomarine sul lato sx dell’arenile. —  

*Tappa Maladroxia- Calasapone (circa 18,4 km)

Wikiloc | Percorso 2a tappa Cammino di Sant’Antioco

2- MALADROXIA – CALASAPONE

La spiaggia di Maladroxia in alta stagione offre molti servizi, e da qualche anno ha ottenuto la Bandiera Blu. Per riprendere il nostro cammino, dobbiamo tornare indietro dalla spiaggia e, dopo 100 m dal parcheggio, svoltare a sx su Via Cala Bianca (pista sterrata), che sale accanto alle villette del versante destro della baia, per giungere all’imbocco del sentiero “istituzionale” Serra Is tres Portus. Su questo sentiero dobbiamo proseguire sempre dritti, ignorando le due svolte a dx che allungano solo, essendo l’imbocco e l’uscita di un’ansa del sentiero stesso. Si giunge dopo circa 1,5 km nella valle successiva, quella della bellissima doppia spiaggia di Co Cuaddus, e svoltando a sx sull’asfalto, saremo vicino all’arenile. Anche qui, nella stagione balneare troviamo punti ristoro e servizi, e per il 2022 è stata riconosciuta la Bandiera Blu. Possiamo scegliere di camminare sulla spiaggia, anche se non sempre si riesce a “guadare” verso la seconda, e quindi saremo costretti a risalire e poi eventualmente riscendere in spiaggia. Alla fine della seconda spiaggia, c’è un piccolo sentiero ripido che riporta alla strada, dove svoltiamo a sx; oppure di continuare sull’asfalto, godendo di un bellissimo panorama. .

  • Variante avventurosa: dopo essere sbucati sull’asfalto, dopo circa 150/200m si può accedere in modo “istintivo” a dei sentierini a volte solo accennati verso la costa, per poi camminare quasi lungo la riva, fino a raggiungere sulla scogliera una bella piccola spiaggetta di ciottoli e poi la bella Torre Canai, risalente al 1757. Qui si presenta, per chi azzarda il salto del muretto, un sentiero che la circonda e permette scorci mozzafiato. Da qui, seguendo lo sterrato usato dalle auto (in estate è un parcheggio), si raggiunge la spiaggia principale di Turri, solitamente in ciottoli. —

Raggiungeremo su asfalto la sterrata per la Torre Canai e la spiaggia di Turri. Troverete anche frecce gialle che indicano di continuare sull’asfalto, per chi non è interessato al seguente passaggio su sentieri e alle spiagge di Turri. Si consiglia però di girare sulla sterrata per la Torre Canai, dove dopo le villette si svolta a dx seguendo lo sterrato/parcheggio appena accennato, per raggiungere la spiaggia di Turri. Si risale verso dx per un sentierino panoramico, che si affaccia dall’alto verso la spiaggia successiva, raggiungendo così di nuovo la strada asfaltata che avevamo lasciato. Proseguiamo a sx ancora per un tratto, fino a trovare la freccia gialla a sx che immette su un sentiero. Da qui, superiamo un bel promontorio verde con alcuni scorci su calette nascoste e poco frequentate. Proseguendo sul sentiero che costeggia il mare, pur allontanandosene un pochino (ignorare deviazioni a dx), arriveremo a una riva ciottolosa (con la pineta del residence Peonia Rosa alle sue spalle), da cui risale un sentiero in cemento, da seguire sempre ignorando le deviazioni cementate a dx, a meno che non vogliate ristorarvi all’ombra della bella pineta, prima di proseguire. Seguendo attentamente le frecce svolteremo due volte a sx, percorrendo sempre la costa fino a raggiungere la spiaggia di S’Acqu’e sa Canna, con il sentiero sul retro che arriva alla strada asfaltata. Ci troviamo in località Capo Sperone. Svoltiamo a sx, lungo una bella recinzione recente, e alla fine la strada si trasforma in sentiero sconnesso e sale costeggiando un vecchio residence dismesso. In alto a dx possiamo ammirare a distanza il bel rudere del Semaforo della Marina. Ci immettiamo in un sentiero che gira a dx e segue la costa, per un su e giù di meravigliosi scorci di scogliera (fare attenzione!), finché avvistiamo in lontananza la Grotta delle Sirene, nella baia di Portu Sciusciau. Qui siamo circa a metà percorso della tappa. Una volta arrivati a vedere la baia da vicino (ignorando lo svincolo a dx indicato da una freccia), torniamo indietro per riprendere a seguire le frecce e pian piano risalire sulla collina di sx fino ad un bel sentiero aperto per la Zona archeologica di Grutti Acqua. Qui, all’altezza di una grossa palma nana (al momento invade un po’ l’accesso, ma il sentiero è visibile e c’è la freccia) svolteremo a dx per salire al laghetto Nuragico e poi riscendere (vi è un punto in cui ci può essere un “tappo vegetale” all’altezza del passaggio segnalato dalla freccia: abbassarsi e procedere) per tornare sul sentiero tra da muri a secco che arriva ad un rudere utilizzato come ovile. Qui dovremo, se chiuso, aprire e richiudere il rudimentale “cancello di rete”, o lasciare aperto se lo troviamo aperto. È buona norma seguire questa accortezza perché circola del bestiame e, se è aperto deve restare aperto, e viceversa. Per chi non è interessato a salire al laghetto, si può proseguire dritto, invece di svoltare all’altezza della palma nana, e raggiungere semplicemente l’ovile. Una volta usciti dall’ovile, siamo su una larga sterrata e andiamo a sx, fino a passare vicino a Sa Corona de su Crabì, un grande costone di rocce piene di piccole grotte, perpendicolare alla costa, che offre un eventuale ottimo riparo all’ombra per una sosta, negli anfratti rocciosi che vi si sono formati col tempo, grazie all’azione del vento e delle intemperie. Adiacente al costone, si trova la bella Tomba dei Giganti Su Niu de su Crobu. Proseguendo sulla sterrata, dopo poco svoltiamo a sx sul sentiero che scende sulla costa verso la parte alta della Baia Mezzaluna, per proseguire lungo la costa rocciosa in direzione di Is Praneddas con il suo Arco dei baci e la piscina naturale. Dopo questo panorama si lascia la parte bassa della scogliera per risalire più in alto e si prosegue su una sorta di altopiano fino a Portu su Casu. Raggiungiamo la sterrata, dove svoltiamo a sx e proseguiamo fino alla strada asfaltata per Calasapone, altra bellissima spiaggia circondata da scogliere piatte, comode per i bagnanti, e con servizi e ristori, in alta stagione. 

*Tappa Calasapone- Calasetta (19 Km circa):

Wikiloc | Percorso 3a tappa 1 Cammino di Sant’Antioco

3- CALASAPONE – CALASETTA

Da Calasapone si procede fino alla fine della spiaggia sulla strada, per poi svoltare a sx su un viottolo di accesso alla stessa, e poi salire a dx sulla scarpata, cosa che ci permette di percorrere sentieri invece che asfalto. Questi sentieri risultano a un certo punto quasi correre parallelamente alla strada ed ai parcheggi, e troveremo anche l’accesso alla bella Cala della Signora; volendo, può valere la pena di scendere per un bagno o una foto. Si arriva così al bivio a sx per il residence I Ciclopi, e seguiamo l’asfalto fino al suo ingresso con sbarra, dove invece di entrarvi svolteremo a dx, su un sentiero che si snoda nel primo tratto tra questo residence e il giardino di un Hotel, ma che poco dopo si sviluppa su saliscendi lungo la costa, dove seguendo le frecce ignoriamo gli accessi al mare. Arriviamo così a vedere prima dall’alto Cala Lunga, una bellissima baia a forma di fiordo, incastonata nella profumata macchia mediterranea. Uscendo dalla valle alluvionale che forma la spiaggia, svoltiamo a sx e proseguiamo su una strada carrabile, che presenta un guado (secco in estate) e poi diventa asfaltata. Dopo una impegnativa e sinuosa salita ci troviamo su una sorta di altopiano, con il mare distante sulla nostra sinistra. Arriviamo a una pineta e lasciamo la strada per svoltare a sx lungo il sentiero in discesa fino alla scogliera. Qui ci troviamo al Mimoseto, una scogliera affascinante con grotte e una piccola piscina naturale. Il sentiero corre dietro la scogliera su una sorta cengia a mezza costa fino a un punto in cui le frecce vi diranno di andare a dx, allontanandovi di nuovo dalla costa. Si sale di fianco a un rimboschimento a pini, che rimane sulla nostra destra e, prima di un rudere usato come ovile, il sentiero svolta leggermente verso sx e poi subito a dx. È possibile che troviamo un basso “cancello di rete”, scavalcabile. È solo per il bestiame e possiamo passare, poi proseguiremo salendo ancora vicino ad altri pini, fino a tornare sulla strada asfaltata dell’altipiano. Da qui, abbiamo circa 2,5 km sull’asfalto, con panorami mozzafiato sui faraglioni del Nido dei Passeri e sul Faro di Mangiabarche. Poi svoltiamo a sx ancora su asfalto all’altezza di un agglomerato di case di campagna e più avanti ancora a sx verso il mare, sul lastricato che va dove ci si può affacciare sui faraglioni (se soffrite di vertigini accontentatevi della vista di prima!). Da qui, seguiamo i sentieri verso dx, più o meno un sentiero vale l’altro, si procede istintivamente col mare a sx, troverete comunque qualche freccia o segno giallo per conforto. Infine raggiungiamo la pista per la Tonnara di Spiaggia Grande. All’altezza dei cartelli che indicano la Tonnara entriamo a camminare sull’arenile fino alla fine, per poi seguire i sentieri nella macchia lungo il mare. Troviamo dei segni gialli di conforto fino ad una strada lastricata, che attraversiamo, e procediamo sullo sterrato. Quando finisce si sbuca sulla costa: da qui fare attenzione a seguire i segni gialli per percorrere il retro del litorale tra la macchia e qualche roccia, fino ad entrare, particolare attenzione i segni gialli, in un sentiero molto stretto e ombroso fra gli alberi e qualche villino per sbucare poi su un’altra lastricata, dove svolteremo a sx alla spiaggia della Salina.

NOTA : se vi trovate in una radura tra gli alberi circondata da recinzioni, tornate da dove siete arrivati lì, e poco dopo troverete il sentiero giusto.

Siamo oltre la metà del percorso per Calasetta, dove si può fare tappa. Anche la spiaggia della Salina è da percorrere fino in fondo, e uscire sulle pedane in legno fino al parcheggio ed alla strada, proseguendo di nuovo verso sx sull’asfalto. Si arriva dopo un altro paio di km al borgo di Calasetta, dove le frecce ci indicano di scendere sulla spiaggia, per poi salire le scalette alla strada, che porta verso la parte più alta del borgo. Noi svoltiamo al primo livello delle scalette a sx (proseguendo sulle altre scalette si va alla Torre) e dopo la curva panoramica scendiamo verso sx sul belvedere che va al Porto. Camminiamo sulla banchina del porticciolo fino al Porto dei traghetti; 

4 tappa: CALASETTA- SANT’ANTIOCO CENTRO km 12

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Proseguiamo in direzione nord (dx) sulla strada che costeggia il mare, per circa 1,5 km per girare in un sentiero il cui imbocco è appena visibile (ma indicato da frecce) e ci porta in una zona di campagna e villette vicino al mare. Da qui continuiamo a dx vicino alle villette e poi ci troviamo sulla strada asfaltata, proseguendo a sx.  Dopo qualche centinaio di metri svoltiamo in una “strada privata” (il divieto è solo per le auto) di accesso alla spiaggia e lungo la spiaggia continuiamo a camminare a dx fino alla località balneare e borgo di Cussorgia. Riprendiamo la strada asfaltata, e seguiamo le frecce che possono essere bidirezionali (a volte anche in direzione opposta, perché il Cammino di Santu Jacu passa sullo stesso percorso ed è bidirezionale, mentre quello per Sant’Antioco è solo in senso orario). Noi teniamo presente che stiamo andando in senso orario. Lo abbiamo distinto con S.A. vicino ad alcune frecce, rispetto a CSJ, che utilizziamo su tutto il Cammino di Santu Jacu in Sardegna. Lungo la strada ci saranno anche delle frecce che ci invitano a prendere a dx su una sterrata, che si ricongiunge però poco più avanti di nuovo con l’asfalto. A voi la scelta. Dopo una curva a “S” , troverete una deviazione su un sentiero verso il mare che vi porta sulla tranquilla strada sterrata, nota come “ciclabile”, lungo il percorso della vecchia ferrovia da sant’Antioco a Calasetta.

  1. possiamo scegliere di proseguire lungo la via ciclabile fino in centro, per una stradina asfaltata che prosegue attraversando Via Insula Plumbaria per diventare Via dei Pini, finita la quale seguiremo a dx la Via Dante Alighieri e poi la grande Via Regina Margherita
  2. dalla Via Insula Plumbaria si svolta a dx per salire fino al Museo Archeologico e al Tophet, poi verso il Forte sabaudo ed arrivare alla Basilica di Sant’Antioco Martire, dove avremo chiuso il nostro Cammino! 

Da Sant’Antioco si raggiunge Carloforte sull’isola di San Pietro con il traghetto dal porticciolo di Calasetta. Anche qui abbiamo costruito un cammino locale di Santu Jacu che permette in tre giorni di visitare l’isola.

IL CAMMINO NELL’ISOLA DI SAN PIETRO – CARLOFORTE

https://it.wikiloc.com/percorsi-escursionismo/csj-cammino-tabarchino-isola-di-san-pietro-nel-sulcis-47900901

Accoglienza dei pellegrini da Veronica p/o Erboristeria Amica Natura, via Matteotti 73 tel 3339247919/ Alloggi: Ostello “villa Aurora”, vicino alla chiesa di san Pietro (11€ a notte), avvisare almeno il giorno prima- Antonello 3407780955/ tutti i servizi. Al centro dell’isola è presente una chiesa di santu Jacu in stato d’abbandono in una proprietà privata, di origine mediorientale, pare. Sussiste un cammino di santu Jacu, segnato con frecce gialle direzionali. L’isola offre uno scorcio di Liguria in terra sarda: da vedere il centro, le mura di cinta, le chiese di san Carlo, san Pietro, madonna dello schiavo, la chiesa dei novelli innocenti (del 1248 il primo impianto), il monumento ai caduti, il cineteatro Cavallera. Lungo la strada litoranea (dopo l’istituto tecnico nautico) si raggiungono le spiagge, piccole cale di bianca arena e mare trasparente, fino ad arrivare alla Caletta dove si può ammirare un fantastico tramonto. Andando invece dal paese in direzione opposta si raggiunge la Punta, dove ci sono le tonnare, tuttora in funzione (chiesa delle tonnare del 1450). Ci sono altre due vie di comunicazione che partono dal paese. Una costeggia lo stagno della Salina (vedere i fenicotteri rosa) e si dirige verso capo Sandalo (faro).  Dopo il cippo che indica “paradiso” sulla dx a 100m si trova l’ingresso per i ruderi della chiesa di san Giacomo. Continuando su questa strada si arriverà a cala Fico (dov’è l’oasi LIPU) e capo Sandalo (tramonto al faro). L’altra strada porta verso Guardia dei mori, il punto più alto dell’isola, 211 mt s.l.m., dal quale si vede gran parte della costa. Lì si può decidere se andare verso Nasca e la sua piscina naturale, o verso punta delle Oche con la grotta ed il fungo di pietra. L’isola di san Pietro, grazie alla sua posizione geografica proprio al centro del Mediterraneo occidentale, era conosciuta fin dall’antichità. I fenici la chiamavano Inosim, i greci Hieracon Nesos e i romani Accipitrum insula (isola degli sparvieri). Il nome attuale è attribuito alla leggenda di San Pietro nel suo viaggio a Roma. Ci sono testimonianze del passato nelle necropoli puniche, nei ritrovamenti di ceramiche, anfore e monete e nella presenza di pozzi e strade dell’epoca romana. Pressoché disabitata fu invece l’isola dalla caduta dell’impero romano fino all’inizio del XVIII secolo, anche se serviva come punto di riferimento per i naviganti che sostavano per l’approvvigionamento idrico e per sfuggire alle tempeste. Una tragica testimonianza di quei tempi è la chiesetta dei Novelli Innocenti, edificata nel XIII secolo a ricordo dei giovinetti che partecipavano alla Crociata dei Fanciulli (1212) e che qui perirono nel naufragio. Solamente dal 1738 l’isola venne di nuovo abitata. In quell’anno il Re di Sardegna, Carlo Emanuele III il Forte, la concesse ad una colonia di liguri trapiantati da quasi due secoli a Tabarka, sulla costa tunisina, dove praticavano la pesca del corallo. La cittadina fu fondata il 17 Aprile del 1738 e prese, in onore del Re di Sardegna, il nome di Carloforte. Nel 1793 fu occupata dai francesi e si diede una costituzione repubblicana (la prima sul territorio italiano), ribattezzandosi “Ile de la libertè”. Cinque anni più tardi, un’orda di pirati invase la cittadina e se ne ripartì dopo quasi due giorni di saccheggio con 950 prigionieri che, per cinque anni, furono schiavi in Tunisia. Riscattati nel 1803, i carlofortini portarono con sé una madonnina nera, presumibilmente la polena di una nave, ancora oggi conservata in un piccolo tempio. Gli anni che vanno dall’unità d’Italia fino all’avvento del fascismo rappresentano un periodo d’oro per la vita economica e sociale di Carloforte. La cittadina divenne sede di ben 13 consolati e di diverse banche. Ai nostri giorni l’isola e la cittadina vivono di turismo. Caratteristico è il centro abitato, che per lo stile architettonico delle case, per le decorazioni delle facciate, per i caratteristici tratti delle vie, i carruggi, è molto simile ai borghi rivieraschi liguri. Carloforte si può considerare a ragione un piccolo pezzo di Liguria in Sardegna e tipico della terra madre è il dialetto, tabarchino o carlofortino, la lingua parlata dai suoi abitanti. La cucina é basata sulla lavorazione del tonno, sul couscous arabo rivisitato (cascàs), sulla farinata.  

DESCRITTIVO del CAMMINO di SANTU JACU sull’ISOLA di SAN PIETRO (60KM): 1) Usciti dall’ostello di fianco alla chiesa di san Pietro, si prosegue diritto in via Moro fino allo stop e si gira a sx, proseguendo in via Mazzini per poi attraversare piazza Pegli sul lato dx del monumento ai caduti. Si svolta a dx in via Vittorio Veneto; allo stop si va a sx in via Armando Diaz, passando il cineteatro Cavallera. Si supera via Roma e si continua in via Matteotti; all’incrocio con via XX settembre si gira a dx verso la statua di Carlo Emanuele III; si continua diritto fino all’hotel hieracon e si svolta sulla sx sulle scale che portano alle mura di cinta, le si costeggia. Si passa sotto la porta Leone, tenendosi a sx sulla via dei tonnarotti, e si gira a dx scendendo la scalinata per arrivare in via Salvo d’Acquisto. Continuare in discesa fino alla rotonda e, tenendo la sx, seguire via Pertini fino al sentiero numero 12 a sx. Percorrerlo tutto fino a tornare sulla strada statale che seguiamo, oltrepassando l’hotel 1° maggio, fino agli stabilimenti delle tonnare. Poco prima dei primi edifici svoltare a dx verso il mare e continuare sul sentiero che li costeggia fino al diving center (si può fare la visita guidata in tonnara e della sua chiesa in stile aragonese del 1450). Proseguendo si arriva alla Punta, dove vedremo l’isolotto dei ratti e l’isola Piana (privata). Seguiamo le frecce gialle a sx e ci riportiamo sulla strada statale dove, sul retro del cartello stradale, troviamo due sentieri indicati: 1) andar diritti sulla statale (ciclisti) fino alla deviazione a dx per il canale di cala Lunga, 2) seguire a dx per la scogliera sul mare, cosa da preferirsi per il panorama. I due sentieri si riuniscono nella cala Lunga, dove si cammina sul lato sx e si girerà sulla ripida salita a sx, proseguendo fino alle “tacche bianche”. Là di fronte si trova una casa bianca isolata e, seguendo le frecce, arriviamo ad una strada cementata da seguire fino ad una deviazione a dx in leggera salita (qui c’è un motorista pensionato della marina che vi offre quattro chiacchiere ed un bicchiere di vino!). Seguire le frecce gialle fino ad un incrocio e svoltare a dx, continuando poi fino ad un cippo indicante “memmerosso / punta delle oche”. Seguire tutta la strada (sulla dx “il pulpito col fungo di pietra” e il canale di memmerosso, punta delle oche con la grotta), fino ad iniziare la salita verso “Guardia Mori” ed il cippo indicante “Nasca”; lì svoltare a dx e dopo un km troveremo casa Vitiello “la Pace”. A questo punto saremo circa a metà cammino, una trentina di km sono alle spalle. 2) Continuando su strada, svoltare a dx sul sentiero fino al fico d’india che separa due sentieri. Seguire a sx le frecce in direzione delle pale eoliche, che si raggiungeranno in 20 minuti, ed andare verso l’edificio “Nasca 2000”. Tenendo a sx il bacino idrico, passiamo a sx sulla diga. Andando a dx c’è il panorama di “Nasca”, dove passando sulle rocce si segue il sentiero per la piscina naturale. Invece proseguendo sull’alto si arriva dinanzi a cala Vinagra. Arrivati al cancello, svoltiamo a sx e, tenendo il bacino a sx, seguiamo le frecce fino a ritornare sulla strada in cemento. La seguiamo e torniamo sul sentiero sterrato che passa davanti all’hotel “la valle”.  Continuando, si attraversa un tunnel arboreo e si passa la pineta, oltre la quale arriviamo, dopo un km circa, alla strada statale che percorriamo tutta stando a dx fino al faro, però prima incontriamo “cala Fico”. Giunti sul piazzale del faro, sarebbe da vedere il tramonto o il cielo stellato, incantevoli … Si domina il panorama: a dx “capo Sandalo”, a sx la costa che dal” becco” porta alla “cala dello spalmatore”, al centro un sentiero che porta ad una piazzola panoramica. Torniamo indietro sulla statale, tenendo la dx, fino alla deviazione a dx nel sentiero (genarbi), che ci fa passare vicino alle miniere del becco (prima di trovare la discesa per le miniere, a dx c’è il sentiero panoramico sulle colonne del becco, da vedere). Continuiamo lungo il sentiero e torniamo sulla statale. Dopo qualche km troviamo la deviazione a sx in un gruppo di case per i ruderi della chiesa di san Giacomo maggiore.  Si segue un sentiero per circa 100mt e si torna sulla statale. Girare a sx e al cippo” paradiso svoltare a dx, seguendo le frecce per imboccare il 2° sentiero a dx dopo la discesa in cemento. Si segue questo sentiero fino alla “Caletta” per il tramonto (bar). 3) Attraversiamo la spiaggia, raggiungiamo la seconda spiaggia ed andiamo a sx dove inizia una salita in cemento. Seguiamo la strada fino al bivio (a sx un bed and breakfast a 100 mt), il cammino prosegue diritto fino al cippo “la Conca”. Svoltare a dx e al primo bivio si prosegue diritti, sennò a dx si va alla “Conca”, sicuramente da vedere la scogliera. Si continua costeggiando il mare fino alle scalette in zona “Geniopo“. Svoltare a sx ed andare fino alla statale, girando a dx e seguendo fino alla “Bobba”, proseguendo per la spiaggia. In fondo al sentiero troviamo un bivio: a dx si potevano vedere “le Colonne”, a sx si attraversa la spiaggia ed in fondo si gira a sx tornando sulla statale. Giriamo a dx fino allo stagno di “Punta Nera” ed andiamo a dx, lasciando a sx lo stagno dove vedremo i fenicotteri rosa e gli altri uccelli palustri dell’isola, mentre a dx ci sono i ruderi delle miniere e della loro chiesa. Costeggiamo lo stagno fino alla statale, andiamo a dx fino al centro sportivo. Subito dopo, seguire il sentiero a dx verso la spiaggia e svoltare a sx. Proseguire fino alla deviazione ancora a sx che ci porta al cimitero, svoltare a dx fino al paese. Possiamo girare a sx sul ponte della salina, sentiero di 1 km ed alla fine si torna sulla strada a sx e, tenendo lo stagno a sx, si arriva al bivio per capo Sandalo. Svoltiamo a dx e saliamo, passando i resti della miniera (la laveria) e di un nuraghe. Alla terza deviazione a dx si prende il sentiero e, dopo 100 mt circa, inizia la discesa verso la pineta su una strada romana, fino alla zona delle “fontane”. Continuare per trovare a sx, in alto rispetto alla strada, la chiesa dei novelli innocenti, e 100 mt dopo, sulla dx, la chiesa di san Pietro l’ostello” villa Aurora”.  

Buon cammino nel Sulcis e isole.    amicisantujacu@gmail.com