La storia di Santiago da una prospettiva critica 3


VISTO in GALIZIA autonomista.

Un opuscolo di 6 pagine, scritto in galiziano, distribuito a Compostella nel 2009.

CREAZIONE DELLA LEGGENDA : UNA STRATEGIA POLITICA

Che i resti dell’apostolo San Giacomo non siano a Compostela é una affermazione corrente ai nostri giorni, sentita in molti dibattiti e forum relativi al fenomeno jacobeo. Ma anche se questa idea fosse poco conosciuta, ci sono profonde ragioni storiche e solidi argomenti per confermarla.

Nel corso della storia, numerose voci si fecero sentire per difendere questa tesi, non solo nei circoli progressisti, atei o protestanti, ma anche in seno alla stessa chiesa cattolica. Il papato ebbe delle reticenze ad ammettere l’elemento chiave della tradizione jacobea : la presenza dei resti dell’Apostolo in Galizia.

Louis Duchesne, o lo scrittore Ramon Chao, o lo storico britannico Henry Chadwick, insegnante di Oxford, affermano che non é san Giacomo che sarebbe sepolto a Compostella, ma Prisciliano. (NDR : Verosimilmente il vescovo eretico Priscilliano di Avila, 340-385).

Per altri autori che difendono questa tesi, il dubbio inizia a proposito del luogo lontano da tutto della scoperta della tomba di San Giacomo. Noi consideriamo che non sia frutto dell’azzardo. In Galizia, e precisamente a Compostella, si tento’ di farla finita con le sequele di una tradizione imbarazzante per il cattolicesimo : il priscillianismo. Priscilliano fu il primo cristiano ucciso dai Cristiani, nel 385, decapitato a Treviri, e trasportato poi il suo corpo dai suoi discepoli in un luogo sconosciuto della Galizia, dove il suo culto si radico’ profondamente.

E cosi’, come in molte altre occasioni, la Chiesa ha cercato poi di utilizzare l’apostolo san Giacomo per ricristianizzare una tradizione (eretica), il priscillianismo, che non aveva potuto estirpare né con la spada né con il fuoco.

 

L ‘aspetto essenziale della leggenda é la presenza dei resti dell’apostolo a Compostella, presenza che é stata rimessa in questione praticamente dal primo giorno della sua pretesa scoperta, verso 810-830, e risiede nel fatto che tra il V° ed il X° secolo esiste un culto crescente degli apostoli.

A quei tempi, apparizioni ed esumazioni di corpi di santi o di reliquie non erano rare, e costituivano degli strumenti molto utili per appoggiare pretese politiche o per ottenere vantaggi economici sotto forma di elemosine o di doni, ragione per cui era molto importante che queste reliquie e spoglie fossero riconosciute come portatrici di forze sovrannaturali, come lo decise il Concilio di Nicea nel 787.

La leggenda racconta che in luogo oscuro e perduto di Galizia, un eremita di nome Paio (senza dubbio Pelayo, la parola portoghese «Paio» significa « salsiccia »…) vide delle luci e intese dei canti. Ne concluse che era in presenza di una manifestazione sovranaturale. Decise di riferirlo al vescovo (Théodomiro) di Iria Flavia (oggi Padron), per farlo venire sul posto e scoprire la sepoltura, che una rivelazione divina gli aveva fatto sapere che era quella di san Giacomo, ragione sufficiente per non spingere oltre le autentificazioni diverse o altre validazioni archeologiche…

Il contesto economico, politico, religioso degli inizi del IX° secolo lo favoriva abbastanza.

Non ci si preoccupava molto della legittimizzazione apostolica, e delle reliquie che apparivano in questo posto in maniera tanto opportuna lo favorivano. Non soltanto per il regno di Galizia (Alfonso II  deteneva solo un potere ed una autorità costantemente contestati dalla nobiltà), ma anche per il contesto politico e religioso, a causa della presenza musulmana nella penisola iberica che occupava il centro religioso cristiano di Toledo.

 

Teodomiro e Alfonso II beneficiano entrambi dell’apparizione di san Giacomo in questa maniera. Il sepolcro dell’apostolo serve come giustificazione ideologica alla monarchia. In cambio, questa cede nel 834 un territorio di 3 « miglia » intorno al sepolcro e questo atto faceva passare il terreno dalla giurisdizione del re a quella dei vescovi di Iria per delega. La concessione passo’ a 6 « miglia », poi a 30 « miglia », diventando cosi’ la proprietà terrestre di san Giacomo, in cui i residenti serviranno i vescovi.

Dietro questa scoperta, apparentemente fortuita e religiosa, si nasconde una reale manovra politica che fortifica il prestigio del regno di Galizia, che ottiene cosi’ una indipendenza religiosa per rapporto alla Chiesa Mozaraba di Toledo … (NDR : Toledo fu riconquistata nel 1085 da Alfonso VI) … e articola un potere intorno a due assi che si aiutano a vicenda : la monarchia galiziana, basata a Oviedo, e la Chiesa, a Compostella. Una autentica teocrazia a due teste : re e vescovo.

Ma come il corpo di san Giacomo, morto a Gerusalemme, ha potuto arrivare a Compostella ?
I racconti della rivelazione e della traslazione del corpo dell’apostolo verso la Galizia sono molto posteriori alla scoperta. Una leggenda della Traslazione fu composta nel corso del X° secolo e confermata nei XI° e XII° secoli.
L’attitudine della monarchia fu dapprima quella di utilizzare il fatto jacobeo per poi cercare di smantellarlo, perché l’attitudine della Chiesa era simile, visto che Roma poteva subire un grave pregiudizio con l’apparizione a Compostella di un centro apostolico concorrente, che non poteva tollerare.
Il papa Gregorio VII espose la sua concezione della storia in una lettera del 1075 a Alfonso VI :” ignorare l’evangelizzazione della penisola da parte di san Giacomo e ricordare che questa fu fatta da san Paolo”.

Ma la rivelazione e la traslazione furono in ogni caso un balsamo per il Papato, dopo il conflitto con Bisanzio e quando questi ruppe con Roma nel 1054, per assicurare la sua dominazione sulla penisola iberica ed evitare un nuovo scisma. Cosi’ alla fine fu confermata la tradizione compostellana.

 

LA BASE ECONOMICA : IL« VOTO » DI SANTIAGO

Il culto dell’apostolo genero’ una enorme operazione redditizia di cui beneficiano alcuni privilegiati : le istituzioni ecclesiastiche incaricate del culto e la monarchia castigliana. L’origine di questo privilegio é dovuta agli abitanti delle regioni sottomesse al « Voto » (il Tributo) di Santiago, instaurato in seguito ad una falsificazione. Tutto questo fu dimostrato nel 1678 quando il Consiglio di Castiglia stabili’ che l’Assemblea di Santiago si fondava su una lettera del XII° secolo, di cui era evidente la falsità.

Il privilegio dell’Assemblea fu elaborato da Pedro Marcia, canonico della cattedrale di Santiago, che cercava di dare una base documentata a un reddito che si sostituiva all’antico tributo annuale dovuto all’Emiro Abd al-Rahman II, costituito secondo la leggenda dalla consegna di 100 vergini per gli harem di Cordoba, finché la vittoria di Clavijo (844) non gli pose fine.

Secondo questo ingegnoso autore, questa liberazione fu ottenuta grazie all’intervento dell’apostolo nella battaglia di Clavijo, dove apparve come cavaliere armato, uccidendo molti nemici e permettendo cosi’ ai Cristiani di vincere i Musulmani.

Dopo la battaglia, Ramiro I° decise di fare dono del tributo a Santiago (il tributo sarebbe stato pagato in cereali dagli agricoltori della contrada).

Questa invenzione fantastica del Tributo di Santiago, che fu pensata dalla chiesa cattolica che la diffuse con la sua autentificazione ufficiale, ebbe due conseguenze importanti.
In primo luogo, l’arcivescovato del Capitolo della cattedrale e la monarchia castigliana confermarono la loro posizione di classe sfruttatrice, sottomettendo il popolo ancora di più politicamente ed economicamente, poiché il clero e la monarchia incasseranno enormi profitti grazie al “Voto” di Santiago che fu imposto fino al 1834.

In secondo luogo, grazie a questa leggenda, l’immagine dell’apostolo si trasformo’ e si militarizzo’, da pellegrino diventa il « Cavaliere della spada», cosa che fu molto utile per giustificare la Reconquista e che facilito’ l’apparizione del gruppo militare dell’Ordine di Santiago (l’Ordine di San Giacomo della spada).
La Chiesa non fu la sola a beneficiare del tributo di Santiago. Anche la monarchia castigliana lo utilizza per costruire l’Hospitale reale di Compostella.

Questa creazione dell’Hospitale Reale fu chiaramente una operazione destinata a trovare l’occasione di inserirsi negli affari di Galizia, cercando di perennizzare un controllo castigliano sulla nazione galiziana, come anche sulle istituzioni più potenti come il monastero San Martino e l’arcivescovato. La politica di intromissione e di presenza si fondo’ sull’esistenza dell’Hospitale  Reale in Compostella, cosa che equivaleva a creare una istituzione reale all’interno di una città che, come stabilito dagli inizi, era di proprietà dell’arcivescovo e non del regno.

 

LA MOLTIPLICITA’ DEI CORPI DI SAN GIACOMO IN EUROPA

Dopo la morte di san Giacomo nel I° secolo in Palestina, il suo corpo appare in molteplici circostanze ed in numerose località geografiche lungo tutto il corso della storia medievale. Anche dopo la supposta scoperta del corpo agli inizi del IX° secolo a Compostella, un dubbio costante si é stabilito. Ci sono sempre state voci critiche contro la leggenda ed anche il Papato fece prova di reticenze, ricordando anche quanti anni passarono prima che un papa ne riconoscesse l’autenticità. La cosa dimostra sufficientemente che la leggenda della scoperta era difficile da ammettere anche per il papa.

Ma la coesistenza in diversi luoghi d’Europa delle reliquie di san Giacomo era tutto un altro problema.

La cosa paradossale era che non ci fu un solo Giacomo il maggiore e che la Chiesa cattolica ammette che i suoi resti, compreso anche il suo scheletro intero, possa trovarsi allo stesso momento in luoghi differenti.

Di fatto, la tomba di Compostella non é unica, ma allo stesso tempo deve pero’ essere la più importante. La conoscenza dell’esistenza della tomba di san Giacomo a Compostella non era ancora generalizzata nel corso del XII° secolo… nello stesso periodo i suoi resti erano venerati a Gerusalemme !

Le date parlano da sole : nel 1165, un pellegrino tedesco, Joam di Würzburg, visita Gerusalemme e ci vede il cranio dell’apostolo Giacomo. L’esistenza di questa reliquia era molto imbarazzante, perché rimetteva in questione la Traslazione del corpo di Santiago dopo la sua morte fuori dalla Palestina.

Allo stesso modo la testimonianza di Crociati che visitarono le sue reliquie e rapidamente ne spedirono alcune in Europa, ma non tutte.
Allo stesso modo, il culto dell’apostolo San Giacomo il maggiore a Compostella non fu mai unico durante il Medioevo. Le ricerche negli archivi in Francia ci portano a costatare che furono venerati dei corpi di San Giacomo a Angers, « Toulousse » (? Tolosa ?), Berry o Echirolles – qui senza testa -, e che c’erano altre reliquie a Arras e Toulouse, ed altri frammenti in altri luoghi.
Di tutti questi corpi, quello di Toulouse era il più sconvolgente, e numerosi pellegrini espressero il loro stupore nel constatare la doppia presenza dell’apostolo alle due estremità del Cammino.
Per dei pellegrini che durante il Medioevo ritornavano da Compostella, l’idea era che non gli avevano mostrato il vero corpo, poiché consideravano che il vero corpo si trovava a Toulouse. In questa stessa città nel 1460, l’arcivescovo Bernard du Rosier affermo’ aver trovato un documento che in questa chiesa, fondata da Carlomagno, si trova il vero corpo di san Giacomo.

La moltiplicità delle presenze dei corpi e delle reliquie in tutta l’Europa fu difesa e sostenuta senza esitazioni dalla Chiesa Cattolica durante tutto il Medioevo, anche portando come prova l’esistenza di documenti che autenticavano la presenza di san Giacomo in luoghi diversi e non solamente a Compostella.

Nell’ottica attuale, questo sarebbe sufficiente per denunciare ogni autenticità di questi corpi e reliquie diverse.

 

IL CAMMINO DI SANTIAGO

Il cammino di Santiago che profitta della rete delle vie romane e delle strade medievali, fu inoltre l’inizio di una via economica e commerciale tra i territori settentrionali della penisola iberica e quelli situati aldilà dei Pirenei. I rari pellegrini che andavano verso Compostella avevano una apparenza religiosa, ma in realtà le loro motivazioni erano profane : diplomatiche, commerciali, politiche o l’avventura… Rari erano quelli che percorrevano il cammino per la sola motivazione religiosa. Alcuni per motivo di pietà, ma sempre in cambio di una ricompensa : indulgenza, perdono per colpa grave…

Altri infine facevano il cammino perché la Chiesa affermava che san Giacomo curava le malattie e liberava dalla povertà.

Cosi’ il cammino utilizzo’ una via economica preesistente ed i pellegrini che accorrevano a Compostella erano alcuni ricchi viaggiatori o mercanti, poiché le classi popolari non potevano assentarsi dalle loro famiglie, lasciare il loro lavoro e le loro obbligazioni per un tempo cosi’ lungo.

 

SCOPERTE E DISPARIZIONI DI SAN GIACOMO

Dopo la morte di san Giacomo in Palestina, secondo l’inverosimile leggenda compostellana, il suo presunto corpo fu ritrovato a Compostella, in un luogo lontano da dove mori’. Ma il fervore religioso intorno al santo, che si supponeva trovarsi a Compostella, fu tale che nel 1589, l’arcivescovo Juan de San-Clémente decise di nascondere i suoi resti, sparsi nei differenti reliquari della cattedrale, per paura di una incursione di corsari inglesi.

Da allora il corpo non apparve più per circa 300 anni.

Pare probabile che gli interrogativi sulle tradizioni jacobee da parte degli storici e le critiche storiche del momento influirono molto sul fatto che i resti non riapparissero più, supponendo che se san Giacomo si era cosi’ lungamente assentato, era perché non c’era proprio il corpo di san Giacomo.

In realtà, questa situazione risultava dal fatto che mai il culto di san Giacomo ed il pellegrinaggio furono fenomeni di massa.
La riapparizione dell’apostolo a Compostella dopo tre secoli d’oblio si produsse nel 1878. La scoperta non ebbe stavolta alcuna origine sovranaturale, ma risulto’ da motivi economici, religiosi e politici e fu l’opera del cardinale Payá e del suo successore Martin de Herrera (NDR ricordiamo che il tributo del voto a Santiago era finito nel 1834…).

La scoperta dei resti nel 1878 é l’asse principale intorno al quale la Chiesa si é organizzata per ricuperare un ruolo decisivo di ordine politico, economico e sociale. La precarietà della posizione della Chiesa in quel momento, a seguito delle misure economiche : politica di “désamortisacion”, cioé vendita all’asta da parte dello Stato dei beni immobiliari improduttivi della Chiesa, che mette fine ai privilegi clericali, o anche a seguito dell’evoluzione sociale : la dichiarazione della libertà religiosa nel 1869 incita i cattolici a creare la maniera di aumentare l’influenza positiva della Chiesa nella società per avere nuovi vantaggi economici.
Il preciso piano degli scavi ordinato da Payá partiva da un presupposto : la possibilità che i resti di Santiago nascosti nel 1589 fossero stati nascosti nella cattedrale e cosi’ fatalmente vi sarebbero stati ritrovati.

Ci fu bisogno solo di 4 anni di lavoro per ritrovare tre scheletri interi, che furono identificati come quelli dell’apostolo e dei suoi due discepoli.

Le tombe di I secolo d.C. rinvenute nel sottosuolo della Cattedrale di Santiago e tuttora visitabili in loco.

 

Possiamo trovare sorprendente che i resti del santo, che nel 1589 erano dispersi in vari reliquari, riapparissero nel 1878 come scheletro intero !

Per valutare i risultati degli scavi, il cardinale Payá nomino’ una commissione scientifica per determinare l’autenticità della riapparizione. La commissione era presieduta da Antonio Casares, un chimico, assistito da Francisco Freire e Timóteo Sanchez, due medici, tutti specialisti tanto professionali che cattolici proseliti e devoti. Con tali brillanti referenze, non si puo’ dubitare del contenuto delle conclusioni… In appoggio a delle cosi’ tanto rispettabili conclusioni, papa Leone XIII, con la sua Bulla « Deus Omnipotens », riconobbe questi resti come autentici.

 

FRANCO RESTAURA IL CULTO JACOBEO

Nel 1937, Franco restaura la consacrazione della nazione a Santiago, riconoscendolo come patrono di Spagna, e fissa il 25 luglio come festa nazionale. Anno dopo anno, manda centinaia di ufficiali e soldati davanti all’altare dell’Obradoiro, mentre infestava la capitale della Galizia di forze repressive e d’occupazione spagnole.

In seguito, su suggerimento di Franco, papa Pio XI concede un anno santo straordinario nel 1938, cerimonia di consacrazione a cui fu rappresentato da suo cognato, Serrano Suñer, prima di visitare lui stesso Compostella come pellegrino…

Cosi’ sarà creata la macchina di propaganda di Franco, con la collaborazione orgogliosa della Chiesa cattolica.

Il rilancio della tradizione jacobea sarà sempre associato al Franchismo : la Chiesa stessa battezzerà la guerra civile come « Crociata ».

Precisamente, un ministro di Franco, Manuel Fraga Iribarne, d’origine galiziana, ufficializzerà una proposta del dittatore e organizzerà, sempre in collaborazione con la Chiesa, una celebrazione jacobea ed un anno santo compostellano nel 1993. Una super operazione turistica, distruttrice delle nostre risorse naturali e negatrice della nostra propria cultura, che si é dunque trasformata in fenomeno economico molto più che religioso. 


3 commenti su “La storia di Santiago da una prospettiva critica

  • CattiaSalto

    Grazie per la condivisione, ho appena inserito il link nel mio articolo sul blog Terre Celtiche http://terreceltiche.altervista.org/galizia-spagna/
    Oltre allo “scambio di teste” ci fu anche in Galiza la cacciata del Serpente: come la leggenda di San Patrizio che cacciò i serpenti (la religione druidica) dall’Irlanda anche in Galizia ci fu Santo Hadrián che liberò la penisola di Malpica da una piaga di serpenti. (vedi Pietra del serpente a Laxe Laxe (La Coruña) guarda caso la zona più magica, ricca di siti archeologici , e più esoterica dei Celti

  • Saverio Vaccaro

    Ma quante ne ha fatte la chiesa? Non si tratta di essere credenti o meno,c’è il libero arbitrio,ma di essere sempre presi in giro da questi personaggi che ambivano(e ambiscono tuttora…)solo ad arricchirsi spudoratamente fa solo male.Ognuno farà i conti con la sua coscienza…

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