UNA RACCOLTA DI MITI E LEGGENDE DEL CAMMINO DI SANTIAGO


LEGGENDE DEL CAMMINO con immagini

MITI E LEGGENDE DEL CAMMINO

* Raccontano che sui fianchi del monte si riunivano i pastori con le greggi per stare insieme e difendersi dalle bestie feroci. Pero’ una notte videro che sulla cima cadevano tantissime stelle, più del normale. Allora salirono su per vedere quello che stava succedendo e fu cosi’ che scoprirono una grotta con l’immagine della Madonna. Molto sorpresi, avvisarono la parrocchia e decisero di togliere la statua da li’; pero’ malgrado gli sforzi, non ci riuscivano, come se una forza strana lo impedisse. Allora costruirono un santuario sul posto e decisero di chiamare Estella la città intorno. NB: la versione francese del miracolo dice che nel 950 il vescovo Gotescalco andava in pellegrinaggio a Compostela con alcuni suoi paesani del Puy en Vélay con una statua della Vergine del Puy e che la statua rimase a Estella con alcuni pellegrini coloni. Cento anni più tardi una incursione dei Mori obbligo’ gli abitanti a nascondere la statua in una grotta sul monte, finché poi la ritrovarono i pastori il 25 di maggio del 1085, giorno della battaglia di Toledo. Il re Sancho, sorpreso per la coincidenza, volle trasferire la statua giù in città, ma non fu possibile perché non voleva. Allora fece costruire una ermita nel monte.

* Si racconta di una fonte, la Fuente Reniega, verso l’Alto del Perdon, dove apparve il diavolo in forma di giovinetto a un pellegrino, arso dalla sete, che stava salendo al passo in piena estate. Il diavolo gli diede la possibilità di rinfrescarsi, se rinnegava Dio, ma il pellegrino rifiuto’. Il diavolo torno’ alla carica, dicendogli di rinunciare alla Madonna in cambio dell’acqua, ma non ci fu verso. L’ultima offerta del diavolo fu di rinnegare l’Apóstolo Santiago. Ma anche questa fu respinta e solo rimase al pellegrino la preghiera a Dio per la sua protezione. Subito il giovinetto diavolo scomparve ed al suo posto sgorgo’ una fonte che gli permise di calmare la sua sete.

* Secondo quello che racconta questa leggenda, la cosa successe a Obaños, Navarra. La protagonista é una principessa e pellegrina, Felicia de Aquitania, che stava tornando da Compostella e che aveva deciso di rinunciare alla sua vita da nobildonna e di fermarsi ad Amocaín per dedicarsi ai più bisognosi. Suo fratello, il duca Guglielmo, che aveva altre intenzioni per lei, la venne a cercare per farle cambiare idea. Lei non volle tornare con lui e Guglielmo la uccise a colpi di pugnale. Preso dai rimorsi, il Duca si reco’ a Roma a confessare il suo peccato. La sua penitenza fu di andare in pellegrinaggio a Santiago. Quando torno’, decise di rinunciare al suo status di nobile e di fermarsi a Obaños come penitente nell’ermita della Vergine nel monte Arnótegui. Da quel momento, l’ermita si chiama con il suo nome.

* Siamo a Santo Domingo de la Calzada, La Rioja. Fu nel secolo XIV quando un giovane tedesco di 18 anni stava facendo il viaggio a Compostella con i suoi genitori. Nell’hostal dove pernottavano, lavorava una giovincella che si innamoro’ di lui a prima vista. Pero’ lui la respinse. Indispettita e per fargliela pagare, lei nascose nella bisaccia del giovane una coppa d’argento e lo accuso’ di furto. Al mattino, il giovane Hugonell ed i suoi genitori stavano preparandosi per partire quando arrivarono le guardie e verificarono il furto denunciato, trovando la coppa nascosta. Lo dichiararono colpevole e lo condannarono alla forca. I suoi genitori non poterono fare altro che disporsi a partire per pregare per lui a Santiago. Pero’ quando vennero a dare l’ultimo saluto al corpo senza vita del figlio, questi gli parlo’ e gli disse che era ancora vivo per grazia del Santo. I genitori felici e contenti furono a vedere il magistrato per comunicargli la buona notizia. Questi stava pranzando con piatti a base di pollame e quando senti’ quello che gli raccontavano i due tedeschi, si burlo’ di loro e gli disse : “Vostro figlio é tanto vivo come questo gallo e questa gallina che stavo per mangiare prima che mi disturbaste”. Pero’ in quel momento… il gallo canto’ e la gallina si mise a razzolare.

NB: questa leggenda è simile a quella di Barcelos in Portogallo.

 

* Quest’altra leggenda è situata a Puente la Reina, dove si uniscono i cammini che vengono dai Pirenei: dal colle del Somport e da Roncesvalles. Succedeva nel ponte dei pellegrini, edificato per ordine della regina, doña Mayor, sposa di Sancho III el Mayor, nella torre in cui era posta una statua della Vergine. Quando si celebrava qualcosa di importante per la città o per Navarra, racconta la leggenda che veniva un passero (tchori) a bagnarsi le ali nel río e con quelle lavava la Vergine e con il becco la puliva dallo sporco. Questo successe fino al 1834 quando la torre fu abbattuta a cannonate durante le guerre carliste e la statua trasferita in paese nella chiesa di san Pedro.

* Santiago de Compostela é una città piena di storie più o meno fantastiche. Una di queste é la misteriosa ombra del pellegrino che ogni notte compare nell’angolo della cattedrale di piazza de la Quintana. L’identità di questo fantasma ha due versioni.

1- Secondo la prima, si tratta di un chierico della Cattedrale che, innamoratosi di una delle monache di San Paio de Antealtares, le propose di scappare, travestiti da pellegrini. Lei accetto’, poi pero’ non venne all’appuntamento e da allora lui sta aspettando ogni notte, vestito da pellegrino.

2- La seconda versione concerne un sinistro personaggio, il nobile francese Leonard du Revenan, che assassino’ suo padre per ereditare. Scoperto, fu inviato a Santiago de Compostela come castigo. Durante il viaggio assassino’ altre due persone. Arrivato a Santiago non trovo’ da dormire e cosi’ si dispose a passare la notte contro il muro della Cattedrale. Nel bel mezzo della notte gli apparve il padre che gli perdono’ di averlo ucciso, ma che lo condanno’ all’attesa eterna in questo luogo finché le anime degli altri due, che aveva ucciso, fossero arrivate a Santiago ad offrirgli misericordia.

* La concha o vieira, come símbolo jacobeo, ha la sua leggenda. Si dice che successe vicino a dove arrivo’ la barca che portava i resti dell’apóstolo dalla Palestina, cioé Padron. Pare che un corteo nuziale vedesse all’orizzonte una barca alla deriva che rischiava il naufragio contro le rocce. Lo sposo senza indugiare si lancio’ a cavallo in mare al soccorso e fini’ per essere lui stesso in pericolo di vita. Disperato, invoco’ il cielo ed allora una strana forza porto’ lui ed il cavallo a riva, proprio mentre la barca con i resti di Santiago apostolo toccava terra. Tutti lo considerarono un miracolo, perché sia il cavallo che il cavaliere erano completamente ricoperti da conchiglie. Da allora é il simbolo del pellegrinaggio a Compostela.

* L’opera di Gonzalo de Berceo “Los milagros de la Virgen”, cosi’ come altre sue creazioni, ha intenzioni estetiche, ma anche propagandistiche, ed il suo obiettivo é di portare fedeli alle chiese, a santuari e reliquiari. Molti di questi luoghi erano tappe obbligate del peregrino nel camino de Santiago. In questo testo, “El romero de Santiago”, c’é un miracolo dedicato al pellegrino jacobeo. Un frate, devoto di Santiago, di nome Giraldo, peccava di lussuria. Gli apparve il demonio travestito da angelo e gli assicuro’ che per espiare le sue colpe e salire al cielo, doveva tagliarsi i testicoli e tagliarsi la gola. Lo fece e mori’, ma Santiago intercesse presso la Vergine e lei lo resuscito’, pero’ senza testicoli perché non cadesse più in tentazione…

* Racconta la storia che, alla fine del XII o principio del XIII secolo (il miracolo fu attestato nella Bolla di Innocenzo VIII nel 1487), nella frazione di Barxamaior di ‘o Cebreiro viveva Juan Santín, un paesano che mai mancava alla messa, anche se il tempo era davvero brutto. E li’, come sappiamo bene, puo’ esserci tormenta, forti piogge e nevicate imponenti. Un giorno particolarmente duro e con una tremenda tempesta di neve, il monaco di turno stava celebrando l’uffizio in gran solitudine poiché nessuno, neppure i vicini, aveva osato mettere il naso fuori di casa. Ad un tratto, vide che si apriva la porta ed apparve Juan, intirizzito dal freddo e coperto di neve, dopo aver percorso i 3 km che separavano la sua casa dalla chiesa, e penso’ che non valeva la pena di tanto sacrificio per un pezzo di pane ed un poco di vino della Comunione, come tutti i giorni. Quando arrivo’ il momento della Consacrazione, mentre pronunciava le parole rituali, il monaco incrédulo poté comprovare che il pane si trasformava in autentica carne ed il vino in sangue. Cosa che lo porto’ a pentirsi dei suoi cattivi pensieri ed a certificare il miracolo avvenuto, tanto più che l’immagine della Vergine che stava nell’altare maggiore, al momento del miracolo, chino’ la testa in avanti in segno di approvazione. Questa carne e questo sangue rimasero come reliquie da venerare nella chiesetta fino al 1486, quando i reali di Spagna (Reyes Católicos), affascinati dalla leggenda, chiesero di trasferire le preziose reliquie. Le facero caricare su una mula e cominciarono la discesa, ma alla Faba la mula rifiuto’ di proseguire e la lasciarono libera. E l’animale torno’ su al santuario con il suo carico.

* Racconta la leggenda, raccolta da Jacopo da Voragine (Varazze-Liguria- collettore medievale di miracoli), che un soldato di nome Xulian uccise per errore i suoi genitori e, per espiare il suo peccato, decise con la moglie, Adela, di dedicare la sua vita al pellegrinaggio ed a creare un ospitale per aiutare i pellegrini che camminano a Santiago. Per la sua dedizione gli comparve un angelo per annunciargli che era stato perdonato. All’uscita di Palas del Rey troviamo la frazione di San Xulian do Camiño, dove c’é una chiesa románica del XII secolo, consacrata al suo nome, che gode di grande fervore popolare.

* Conta la storia che, vicino alla chiesa di Leboreiro, esisteva una fonte che si illuminava tutte le notti e che spargeva un soave profumo di fiori durante il giorno. Pensando che li’ c’era qualcosa di soprannaturale, gli abitanti del posto decisero di scavare intorno e trovarono una statua della Vergine che portarono in chiesa. Pero’ nella notte la statua scomparve e torno’ alla fonte. Tutte le notti si ripeteva la stessa cosa, finché un artista locale ne scolpi’ una uguale nel timpano della chiesa. La fonte rimane nella credenza popolare come il punto in cui la Madonna da’ il benvenuto ai pellegrini.

* Se dai un’occhiata al Portico della Gloria, a Santiago di Compostela, vedrai che il profeta Daniele lancia sguardi furtivi ed un sorriso sornione alla scultura di una femmina. La leggenda dice che si tratti di Esther o della Regina di Saba e che gli furono ritoccati i seni enormi per ridurne il volume, perché le autorità ecclasiastiche non volevano scandalo tra i pellegrini. Ma si dice anche che le donne dei villaggi vicini cominciarono a dare forma di seno ai loro formaggi(si chiamano tetillas) in segno di protesta contro il ritocco. Non sappiamo se sia vero, comunque dicono che mai la pietra aveva sorriso cosi’…ed il formaggio é davvero buono!

* IL JUBILEO PAGANO: nella Rúa do Vilar a Santiago de Compostela, nei sottoportici di Casa Varela, c’é un capitello con una strana figura di angelo chino a quattro zampe. Guadagnare il Jubileo Pagano consiste nello spegnere una sigaretta o nel mettere un dito, con gli occhi chiusi, laddove la schiena diventa luogo profano, nel buco del culo dell’angelo.

* Secondo José Filgueira Valverde sarebbe uno dei miracoli più antichi attribuiti all’Apóstolo Santiago e si puo’ leggere nel Cronicón Iriense e nella Historia Compostelana (scritto agli inizi del XII secolo e che situa il fatto nella città di Compostella nella seconda metà del X secolo). Vi si dice che l’arcivescovo di Santiago, Ataulfo II, fu falsamente accusato dai suoi rivali, di fronte al re, di peccati nefandi (che normalmente significa relazioni omosessuali o con animali). Il re, che probabilmente era il giovane Alfonso III (o Bermudo II, secondo altri), diede credito alla denuncia e sottomise il prelato al giudizio di Dio, facendolo esporre nella piazza cittadina alla furia del toro bravo, eccitato dalle grida della folla li’ riunita. Il giorno del giudizio, dopo aver detto messa e con tutti i suoi paramenti sacri, Ataulfo scese in piazza e, sicuro della sua innocenza, aspetto’ tranquillamente la carica del toro furibondo. Quando il toro gli arrivo’ vicino, freno’ bruscamente, abbasso’ il testone in segno di rispetto e pose le corna nelle mani dell’arcivescovo, dimostrando cosi’ la sua innocenza. Altri autori situano questo miracolo nella piazza della chiesa di San Salvador, a Oviedo, e dicono che San Ataulfo fu accusato di fronte al re di cospirazione e di aver fatto accordi con i Mori per consegnare le terre di Galizia. Raccontano anche che, quando prese le corna del toro, gli rimasero in mano, allora ando’ in chiesa e le depose sull’altare maggiore, in segno di riconoscenza. Si dice che rimasero esposte per molti anni nella cappella maggiore, finché un vescovo ordino’ di ritirarle nel secolo XIX. Questa storia é descritta anche in Pamplona in cattedrale. Nasce forse da li’ il detto: prendere il toro per le corna?

* Questo fatto é citato nel comune di Arzua, dove nei secoli X e XI c’era un transito importante di pellegrini che andavano al sepolcro dell’Apóstolo Santiago e che sceglievano la cittadina come luogo di pernottamento per stare al sicuro da malandrini e banditi del cammino. Una mattina verso l’alba comparve un pellegrino male in arnese ed affamato, che si diresse verso una casa dove stavano cuocendo il pane. Si rivolse alla padrona di casa dicendole: “ci sarà un pezzo di pane per questo povero pellegrino affamato? preghero’ per lei davanti al Señor Santiago”. Al che questa rispose «qui non aiutiamo i vagabondi, se vuole pane, deve pagarlo». Allora il pellegrino continuo’ il suo cammino fino ad un’altra casa in cui stavano facendo il pane. La padrona di questa casa lo invito’ ad entrare a riscaldarsi, ma il pellegrino rispose che non poteva fermarsi, pero’ avrebbe gradito un pezzetto di pane per ingannare la fame. “E’ una pena che non possa riposarsi un poco, perché cosi’ le potrei dare del pane fresco, perché non é ancora cotto, e quindi posso darle solo del pane di una settimana fa» – “Gran favore che mi fa, señora. Preghero’ per lei di fronte al Señor Santiago”, le rispose il peregrino. La signora entro’ in casa per cercare qualcosa con cui accompagnare il pane duro, ma il pellegrino era già scomparso. Quando il pane fu cotto, al toglierlo dal forno, la prima donna ebbe la sorpresa che il pane era pietra, mentre la seconda lo trovo’ convertito in oro. Si dice che il miserabile fosse Santiago Apóstolo in persona che passava di li’ …

* Leggenda di san Virila del Monasterio di Leyre, narrata dall’abate stesso.

In quel tempo ero tormentato dal dilemma dell’eternità ed i dubbi crescevano ogni giorno. Pregavo Dio che mi illuminasse e fugasse i dubbi di questo mistero dal mio cuore. Una sera di primavera, come facevo abitualmente, uscii a passeggiare tra gli alberi frondosi della sierra de Leyre. Stanco, mi sedetti a riposare vicino ad una fonte e rimasi li’ assorto ed ipnotizzato ad ascoltare il canto di un usignolo. Dopo un certo tempo, che per me erano alcune ore, tornai al monastero, la mia dimora. Passando la porta principale, nessun fratello monaco mi risultava familiare. Camminai per i vari locali e mi accorsi che tutto era diverso e che qualcosa di strano mi stava accadendo. Visto che nessuno mi riconosceva, andai dal priore, che ascolto’ attonito la mia storia. Ci recammo in biblioteca per chiarire questo enigma ed in alcuni documenti di trecento anni prima scoprimmo che « un monaco santo, chiamato San Virila, aveva diretto il  monastero e che era stato divorato dalle bestie feroci in una delle sue passeggiate primaverili». Con le lacrime agli occhi, compresi che quel monaco ero io e che Dio alla fine aveva ascoltato ed esaudito i miei dubbi.

* Leggenda del Brujo (mago) di Bargota a Viana.

Da piccolo giocavo con mio fratello ed altri amici nei pressi della laguna di Viana, oggi laguna de las Cañas. Intorno a quelle acque si credeva che brujos di tutti i dintorni si riunissero per realizzare sortilegi ed invocare il diavolo, pero’ noi bambini non abbiamo mai osato chiedere quanta parte di verità ci fosse in quelle storie. Una notte, mio fratello mi convinse di stare svegli ad osservare… Non potei contenere la mia paura quando vidi nel cielo varie figure magiche scendere alla laguna. Mi rifugiai in casa e mi nascosi sotto le lenzuola, mio fratello cercava di consolarmi, ma all’improvviso una forza strana lo fece uscire di casa ed io lo seguii. Malgrado la mia paura, andammo verso la laguna e, nascosti tra le canne, potemmo vedere vari maghi che ballavano intorno al fuoco, recitando strane litanie. Tra di loro c’era Juanes, nostro paesano che sempre aveva voluto essere prete. Giorni dopo, le malelingue del villaggio cominciarono a sparlare di lui, che veniva chiamato El Brujo de Bargota, che avrebbe invocato una notte il diavolo e si sarebbe fatto costruire dai geni malefici la casa in una sola notte. Anche se avevamo assistito al fatto, rimase un nostro segreto ben custodito. Anni dopo, quando Juanes fu giudicato dal Tribunal de la Inquisición di Calahorra, mio fratello prese quella casa come sua, ma dovette subito abbandonarla perché le grida assordanti del brujo lo svegliavano continuamente, gelandogli il sangue. Anche oggi, se osservate attentamente il cielo notturno, scoprirete la silhouette del Brujo de Bargota, sorvolando il pueblo di Viana…

* La leggenda del ponte di Zubiri. Il Puente de la Rabia.

Verso il secolo XI, nel villaggio di Zubiri, che il Camino de Santiago attraversa  nella sua discesa da Roncesvalles, tutti gli abitanti lavoravano senza sosta per costruire un bel ponte che permettesse ai pellegrini di attraversare il rio Arga senza pena. Pero’ pareva che una strana maledizione impedisse la conclusione di quell’opera. Straniti per la difficoltà di alzare il pilastro centrale, scavarono la roccia che doveva sopportarlo e trovarono i resti profumati di una giovane: era il cadavere di Santa Quiteria, protettrice dalla rabbia. Posti su una mula in corteo festoso, i resti santi furono portati in processione vescovile verso la cattedrale di Pamplona. Pero’, arrivati a Burlada, la mula si impunto’ e non ci fu verso di farla smuovere. Si concluse che era una decisione di «lassù», che Santa Quiteria rimanesse per sempre in quel pueblo del cammino e là deposero le sue reliquie. Per quanto riguarda il ponte sul rio Arga fu finito e da allora ha sempre avuto un ruolo di protettore contro la rabbia e le acque del rio curano uomini e bestie ancora oggi.

* Leggenda di Eunate-Olcoz, narrata da un mastro scalpellino.

Essendomi stato dato l’incarico di scolpire il pórtico di Santa María de Eunate, mi sentivo svuotato e senza idee ed allora decisi di ritirarmi in solitudine per ritrovare l’ispirazione divina per poter realizzare un’opera d’arte. Pero’, al mio ritorno, scoprii che un gigante scultore, dotato di poteri soprannaturali, già aveva terminato il mio lavoro. Indignato, mi rivolsi all’abate che, senza far caso alle mie spiegazioni, mi rispose che la mia assenza era stata considerata colpa grave e mancanza di rispetto verso i monaci e lui stesso. Come castigo, mi ordino’ di scolpire un’opera uguale nello stesso tempo che aveva impiegato il gigante: né più né meno che tre giorni. Di fronte alla sfida impossibile, decisi di invocare il diavolo e fu la strega Laminak che, per compassione, mi confido’ il segreto magico che mi avrebbe permesso di risolvere la sfida. Seguendo i suoi consigli, rubai la pietra di luna che un serpente custodiva nella bocca e che, prima di immergersi nelle acque del rio Robo, aveva depositato sulla riva nella notte di san Giovanni. Con il portico riflesso dalla luce della luna sulla pietra dentro il calice d’oro con l’acqua del rio dei monti Nequeas, vidi con sorpresa come operava il miracolo, anche se, non si sa bene perché, l’opera venne alla rovescia, come riflessa in uno specchio. Il villaggio rimase stupefatto ed il gigante fu talmente rabbioso che diede un tal colpo al mio portico che questo volo’ nel villaggio vicino. Chi non ci crede puo’ andare ad ammirarlo in Olcoz…E’ lo stesso di quello che si trova in Santa María de Eunate, pero’ alla rovescia.

* Leggenda di Sigurd ammazzando il dragóne- Sangüesa

Il viaggiatore che si fermi di fronte alla facciata di santa María di Sangüesa, incontra nel triangolo di destra in alto, diverse sculture che raccontano la leggenda nordica di Sigurd, che non si sa bene che ci faccia qui in Navarra. Ve lo spiego io, scalpellino anonimo che ebbi la destrezza di scolpirla. «Odino aveva incaricato i giganti di costruire un ponte tra il Valhalla e la terra, ed in cambio questi chiesero che gli dessero Freya, símbolo della fecondità e della bellezza, figlia prediletta degli dei. Per non pagare un prezzo cosi’ alto, gli dei negoziarono duramente e riuscirono a far accettare in pagamento il leggendario tesoro che i nani nibelunghi avevano estratto durante generazioni dalle sabbie aurifere del fiume Reno. Una volta conclusa l’opera e pagato il prezzo, i giganti introdussero il tesoro in una caverna sotto il controllo del sanguinario dragóne Fafner. Mime, uno dei più saggi nani, seppe della morte del re Sigmundo, eroe dei voslunghi, e riusci’ a farsi nominare maestro del piccolo orfano, Sigurd, che educo’ alla lotta. Quando fu un giovane formato, gli diede i frammenti della spada di suo padre, la mágica Gram, e gli impose come prima missione e prova iniziatica, la morte del dragóne Fafner. Il giovane eroe forgio’ di nuovo la spada con l’aiuto del fabbro-mago Regín, che gli insegno’ anche alcuni segreti per la lotta contro i dragoni. In tal modo, Sigurd feri’ Fafner nel collo alla prima stoccata e, cadendo per la violenza del colpo, alcune gocce di sangue del dragone gli caddero in bocca. Questo fece si’ che subito comprendesse il linguaggio degli uccelli, che gli rivelarono che se si bagnava nel sangue del dragone, sarebbe diventato invulnerabile. Poi gli dissero dell’esistenza del tesoro, che i nani gli avevano nascosto, e dell’intenzione di Mime di farlo uccidere quando sarebbe ritornato. Sigurd si immerse nel sangue del dragone, ma una foglia di tiglio gli cadde la spalla, lasciando uno spazio vulnerabile, che condizionerà poi tutte le sue avventure, che Wagner renderà popolari…

* Nell’Alto Torbosillo, vicino a Terradillos de los Templarios, dicono che ci sia sepolta la Gallina dalle uova d’oro. Racconta la leggenda che il parroco della ormai scomparsa parrocchia di San Esteban portava in offerta ogni anno a Santiago un uovo d’oro. Un giorno il cabildo della cattedrale gli chiese la gallina intera. Per far si’ che non la portasse, i cavalieri del Tempio la sotterrarono nell’Alto Torbosillo.

* Arrivo’ a Pamplona un peregrino francese con la sua famiglia. Fecero tappa in questa città per riposare e recuperare forze, alloggiando in un hostal. La moglie del pellegrino cadde inferma e dovettero fermarsi più tempo di quello che avevano pensato, finché lei mori’. Il padrone dell’hostal, visto che ora potevano partire, gli reclamo’ una discreta somma di denaro per la lunga permanenza. Ma il pellegrino non aveva denaro sufficiente e quindi dovette dargli il suo asino e continuare a piedi con i due bambini in tenera età. Ma prima si fermo’ a pregare Santiago ed a chiedergli aiuto. All’uscita di Pamplona incontro’ un anziano venerabile che gli rivolse la parola e gli presto’ un mulo per aiutarlo nel suo cammino. Quando poi alla fine arrivarono a Santiago, il pellegrino ebbe una visione dell’apostolo in cui riconobbe il vecchio venerabile di Pamplona. Di ritorno in questa città, gli raccontarono che il mesonero (gerente di hostal) era morto in un incidente e la gente commentava che fu un castigo divino per la sua mancanza di carità verso i pellegrini

* Racconta una leggenda che Giraldo,capo delle truppe del re di Aragón, entro’ nel pueblo di Bercianos del Real Camino e fece passare a fil di spada tutti gli abitanti. Nella loro fuga, paesani e pellegrini caddero nella laguna vicina al villaggio. Le loro anime vagano nella laguna, imprigionate negli uccelli che ci vivono e si liberano nelle grida stridule che lanciano quando un cacciatore uccide un’anatra della laguna.

* Si racconta che molti secoli fa ci fu un litigio per una grande piana coltivabile tra i villaggi di Grañón e Santo Domingo de la Calzada. Gli abitanti di Grañón erano scocciati che il querceto che consideravano loro fosse usato dalla gente di Santo Domingo. Quelli rispondevano che queste terre erano loro di diritto. Non riuscivano a trovare un accordo e giorno dopo giorno succedevano liti e baruffe e tutti si aspettavano uno scontro armato. Allora i dirigenti dei due comuni si riunirono e decisero che si sarebbe eletto un abitante di ogni pueblo che si sarebbe scontrato in corpo a corpo, senz’armi, in difesa di quelle terre. Chi vinceva, se le prendeva. Mentre il lottatore professionista di santo Domingo era nutrito con cibi scelti, Martín García, quello di Grañón, continuava a lavorare nei campi e mangiava fagioli rossi (caparrones- piatto locale nutriente, ma un po’ pesante…). Arrivo’ il gran giorno. Il combattente di Santo Domingo era stato cosparso di olio per non permettere al grañonero (abitante di Grañon) di afferrarlo con una presa. Vista la situazione, Martín García introdusse un dito nell’orifizio dell’ano del suo avversario… lo alzo’ da terra e lo lancio’ lontano! Cosi’ vinse Martín García le terre de La Dehesa per Grañón. In ricordo ora si trova una grande croce con area di sosta per i pellegrini.

* La casa del Lagarto si costrui’ come parte della dote della figlia di doña Ana de Guardo, vedova del regidor perpetuo di Carrion de los Condes, e per essere la casa di quando si sarebbe sposata. Doña Ana voleva che sua figlia, anche lei di nome Ana, si sposasse con un ricco proprietario, pero ella manteneva una storia segreta con Juan, figlio del sagrestano della vicina chiesa di San Andrés, di cui erano assidue parrocchiane. Per continuare con il suo amor segreto, Ana diceva che non si sarebbe sposata finché la casa non fosse finita e sua madre era d’accordo. Ogni volta che visitavano i lavori in corso, Ana trovava obiezioni per posticipare i lavori e continuare la relazione segreta. Dopo andavano in chiesa a pregare ed Ana sempre lo faceva davanti all’immagine della Virgen de las Nieves perché le permettesse di sposarsi con Juan. Pare che la Virgen la ascolto’ poiché nei lavori in corso comparve una lucertola che impauriva i muratori e demoliva quello che costruivano. Ma non solo questo. La Virgen apparve al parroco di San Andrés e gli chiese di sposare i due innamorati. Cosa che lui fece in segreto. Quando la casa finalmente fu finita, il pretendente venne per entrarci con doña Ana e la figlia, ma la lucertola che era diventata enorme si pose sulla porta e disse: “sólo potranno passare il portale di questa casa coloro i quali si danno amore vero, e poveretto chi lo varca senza amore”. Allora Ana e Juan si presero per mano, il lucertolone si scanso’ e poterono entrare. La bestia si rimise in mezzo alla soglia e non lascio’ entrare più nessuno. Quindi il párroco confessó che li aveva sposati in segreto ed il pretendente non ebbe altra scelta che andarsene. Si dice che il lucertolone rimase sotto quel tetto mentre Ana e Juan vissero li’ e che dopo la loro morte scomparve. I loro figli, per perpetuare questa bella storia d’amore, fecero scolpire una lucertola di legno e lo posero sull’angolo dell’ala del tetto per ricordare a tutti i passanti che l’amore è la cosa più importante nella vita. Adesso il lagarto del tetto é dipinto in verde.

* La storia di Roncesvalles è molto legata alla sua Virgen. A pochi metri dell’antico albergue di Itzandegia c’é la Fuente de la Virgen.Dice la tradizione che prima di un attacco alla Colegiata (alcuni dicono da parte dei Mori, altri dai Franchi) un canónico sotterra l’immagine della Virgen per evitare la sua distruzione o saccheggio. Il canónico porto’ nella tomba il segreto del luogo dove aveva nascosto la statua e si credette che fosse stata distrutta. Molto tempo dopo, alcuni pastori vedono un cervo che tutte le notti viene ad una fonte a bere e, mentre lo sta facendo, le sue corna si illuminano. Di fronte al prodigio i pastori raccontano il fatto al vescovo di Pamplona, che non gli crede. Pero’ nella notte una luce magica lo sveglia nella sua stanza, é un angelo che con voce dolce gli dice: “Devi far caso a quello che ti dicono i pastori e dirigerti alla fonte, che li’ ti aspetta la Vergine”.Il vescovo, sorpreso dall’apparizione dell’angelo, riunisce il suo seguito e va a Roncesvalles, sveglia i pastori e si fa guidare alla sorgente. Sempre di notte, alla luce delle torce, fa scavare intorno alla sorgente e trovano un’urna di marmo in cui é custodita la Virgen de Roncesvalles con il suo vestito d’argento che riflette la luce delle torce.

* Dicono che, saltando dal suo cavallo dal castillo de Castrojeriz, Santiago incoccio’ in un melo. Il tronco era vuoto e dentro stava la statua della Virgen che si venera nella Colegiata.La Virgen del Manzano acquisi’ tanta fama di miracolosa che il re Alfonso X il Sabio canto’ i suoi prodigi nelle Cantigas de Santa María, come la 252 salvataggio nell’arena e la 266, caduta di una colonna durante la messa.

* La leggenda del Burgo Ranero

Nel Burgo Ranero non c’é molto da vedere o da fare e tutti gli hospitaleri di servizio portano i pellegrini a vedere la “posta del sol” (tramonto) alla laguna (milioni di zanzare) e raccontano questa storia. Il niño ed il peregrino nel Burgo Ranero.

Ai tempi dei primi pellegrini, ne passo’ uno saggio da questo borgo di poche anime con una laguna puzzolente e popolata di rane gracidanti, piena di giunchi e piante acquatiche, dalle acque scure e profonde. Tutti ne stavano alla larga ed i ricchi costruivano le loro dimore il più lontano possibile. Pure i pellegrini passavano al largo. Arrivo’ a tarda sera un pellegrino stanco che cercava un rifugio, ma c’erano le festività di San Juan e non si trovava posto. Chiese al niño dove potesse infine riposare e quello lo porto’ alla sua umile casa proprio di fianco alla putrida laguna. Ceno’ e si mise a dormire nel concerto gracidante delle rane e rospi. La mattina presto il niño si alzo’ per offrirgli la colazione, ma si accorse che non aveva nulla e si mise a singhiozzare. Il peregrino gli disse di non preoccuparsi ed estrasse dalla sua bisaccia una bella mela che diede al niño, che fu sorpreso dal fatto che gli regalasse la mela quando ancora aveva tanta strada davanti.Il saggio peregrino gli rispose che aveva fatto il cammino molte volte e che Santiago lo aveva gratificato con il miglior regalo: “ La generosità dela gente e la ingenuità di un niño”. Saluto’ il niño e gli disse di gettare il torsolo della mela quando aveva finito di mangiarla nella laguna affinché fosse assorbito tutto il male che ci stava. Il niño non capiva, pero’ fece come gli aveva detto il peregrino e tiro’ il torsolo al centro della laguna. Comincio’ a schiarirsi l’acqua dal punto dove la mela era caduta, miracolo, la laguna era limpida! Ancora oggi, una parte della laguna rimane pulita e chiara! E le rane continuano i concerti notturni…

PS: la maestra delle scuole elementari del posto contestava questa versione. Non alla presenza delle rane in abbondanza nella laguna si doveva il nome di Burgo Ranero, ma ad un errore di trascrizione! Da Burgo Granero, il borgo delle granaglie, visto che é circondato da sterminati campi di grano, si era arrivati al Burgo Ranero, delle rane! Ed ogni sera veniva in albergue a raccontarcelo, in quella calda estate del 2003.

PS: alcune immagini relative alla raccolta sono nel PDF all’inizio