Guida Semi-Seria al Cammino di Santiago


lug 12, 2012 by stailuan. Link al post originale: si ringrazia Andrea Antoni per la cortesia.

Andrea Antoni giunto davanti alla cattedrale di Santiago de Compostela

Mi chiamo Andrea Antoni, e sono nato a Monfalcone (GO) nel 1980. Principalmente sono un grafico freelance, un graffiti-writer e street-artist, ma ho anche un’intensa attività come blogger, e sono stato un pellegrino compostellano. Molti di voi mi conoscono come writer, altri come grafico freelance, altri per motivi ancora differenti, i più fortunati proprio non mi conoscono, ma diciamo che in pochi sanno che sono pure un Pellegrino Compostellano. Perché il Pellegrinaggio è una cosa che si fa e diventa un’azione passata, ma Pellegrini è una cosa che si continua ad essere, più o meno nel profondo dell’animo.

Ho percorso il Cammino di Santiago (quello francese) nel 2004 e nel 2005 e, anche se può sembrare strano, ci ho addirittura fatto la mia tesi di laurea: “Santiago de Compostela: dal pellegrinaggio religioso al peregrinare on line“. Tutto questo per dire cosa: per dire che in questo post leggerete un sacco di idiozie, ma soprattutto moltissime cose che non troverete mai nelle guide e nei forum che trattano questo argomento, e che a dirle non è l’ultimo arrivato, ma il penultimo.

Perché esco ora con questo post? Perché il Pellegrinaggio a Santiago de Compostela, per moltissimi, è diventato una sorta di vacanza alternativa, che va in ballottaggio con Ibiza e Marbella e viene scelto perché a pari prezzo stai via di casa più tempo e sei molto più cool. Di conseguenza se volete farlo bravi, ma è giusto che siate informati.

Perché hai fatto il Cammino di Santiago? Una notte feci un sogno: camminando con un bastone arrivavo in cima ad una collina dalla quale vedevo una città che aveva una cattedrale luminosissima. Mi svegliai e lo dissi a mia madre. Inizia a informarmi, sembrava che il mio sogno indicasse Santiago de Compostela. Città Santa che si vede per la prima volta dalla cima del monte Gozo dopo un cammino di 800 km. Una chiamata divina? Troppi documentari in tv? Non mangiare troppo pesante la sera? Mi sono inventato una cazzata? Sono tutte ipotesi validissime, ma i fatti sono questi.
Seguirono pochi preparativi, l’anno dopo partii per Santiago.

  • Non fate come me: non partite in ottobre.
    Il primo anno partii in ottobre per svariati motivi. Fondamentalmente partirete dall’estremo est della Spagna per arrivare all’estremo ovest. Man mano che avanzavo, avanzava pure il calendario, più passava il tempo e più diventava freddo e soprattutto più cresceva il vento che arriva direttamente dall’Oceano, senza passare per il via. Se avete il vento contro con 40 gradi estivi è un discorso, se lo avete contro (e siete in bici) e la temperatura crolla già verso i 10 (o meno gradi) la cosa diventa meno piacevole.
  • Dov’è Santiago? Non si sa, forse lo ha rubato Carmen San Diego.
    Se andate a Compostela a fare “ciao” con la manina al Santo, sappiate che al 98% delle possibilità il buon Giacomo non è li a fare “ciao” a voi. Cioè ci vuole un atto di fede clamoroso. Che sia un luogo particolarmente spirituale è certo, ma che il corpo di San Giacomo si trovi effettivamente lì è cosa improbabile. Oltre che Compostela infatti, si dice che un corpo decapitato sia custodito nella piccola chiesa di Echirolles, in Francia, e gli abitanti del luogo affermano che la testa si trovi dove? A Compostela. A Compostela dove? Non si sa. A Saint-Sernin di Tolosa invece si dice siano custoditi i corpi sia di San Giacomo il Maggiore che di San Giacomo il Minore, tanto per andare sul sicuro. Ma corpi di San Giacomo sono venerati anche ad Angers e a La Chapelle d’Angillon. Non dimentichiamoci che le città di Arras e Aire-sur-la-Lys e la cattedrale di Tolosa vantano di essere in possesso della testa del Santo. Con questo cosa voglio dire? Niente, potete trarre da soli le conclusioni direi.
    Ma prima di chiudere questo punto penso sia divertente ricordare che la diatriba sulla presenza o meno delle reliquie in Compostela è cosa secolare: per ricordarne solo un passaggio dei tanti, nel
    1601 la tomba venne aperta e trovata vuota. Si disse che il corpo era stato precedentemente rubato, attorno al 1589, quando l’ammiraglio Drake progettò di distruggere la città (da “Annales du Midi”). Negli anni successivi si tornò ad affermare che le reliquie fossero presenti, ma che fossero “così ben nascoste che nessuno le può raggiungere“. LOL. Saranno in Cina.
  • Se volete fare il Cammino per fare gli alternativi, siatelo fino in fondo e non fate il Cammino Francese: è il tragitto più commerciale. E’ il meglio servito di Ostelli, Alberghi e segnaletica, ma è anche percorso da una quantità di persone che veramente non potete averne idea prima di andare li.
  • Non andate in bicicletta. Io ho fatto l’errore di fare il primo tentativo proprio pedalando, fallendo miseramente causa il freddo e la malattia. Mi sono fermato ad Astorga, circa al km 500 dovendo battere ritirata prima di morire di stenti e di influenza. Il problema non è tanto che io abbia fallito, quanto che pedalando non vivrete il vero spirito del pellegrinaggio in sè, che è la cosa particolare di questa esperienza, e ve lo posso confermare in quanto l’anno dopo sono tornato a concluderlo a piedi.
  • Un altro ottimo motivo per non recarsi in Spagna in bicicletta è che vige la norma che negli ostelli prima si lascia il posto ai pellegrini a piedi, poi a quelli in bicicletta. Questo è pensato per venire incontro a una persona che non trovando posto, dopo aver camminato per 30 km avrebbe le sue difficoltà a dover andare all’ostello successivo distante 3 km, che non saranno tanti, ma dopo 30 sono tantissimi. Una persona in bici invece può farli più tranquillamente e quindi fino a una tot ora vi rimbalzeranno avanti. Che poi voi, come me, abbiate 40 di febbre e stiate pedalando a 10 km/h vedendo i mostri all’orizzonte e chiedendo di fare testamento non ha importanza, vi diranno che non possono farvi entrare perché hanno la precedenza quelli a piedi.
    Non andrò a parlar male della mancata carità cristiana, parlo proprio di mancanza di buon senso. 
  • Lungo le mesetas la gente impazzisce.
    Le
    meseta sono degli altopiani, mi sembra attorno agli 800m sul livello del mare (ma potrei sbagliarmi). Praticamente c’è così tanto vento che le colline sono state smussate e sono diventate piatte, voi avrete sti paesaggi assurdi (brulli modello marte in Ottobre, carichi di grano in estate) dove camminerete per chilometri e chilometri nel nulla. Ma per nulla intendo il nulla. Per nulla intendo un sentiero dritto che si perde all’orizzonte, senza punti di riferimento. E andrete fuori di testa perché il paese dovrebbe essere vicino ma non lo vedrete mai. Non lo vedrete finchè non sbatterete il naso sul campanile: in pratica come finisce la meseta, il suo versante va giù di colpo 50 metri e li sotto c’è il paese. Conobbi un tale che si bullava di fare 50 km al giorno, non 25 come me, ma che mi disse che dopo averli fatti per 4 giorni di fila prese la tendinite e dovette andare all’ospedale e stare fermo 14 giorni. Poi riprese a farne 50. E non si rendeva conto di quanto fosse male, era convinto di essere un figo.
  • L’invidia del zaino. Dovete capire che quasi tutti i pellegrini non vanno a Santiago per fede, vanno per dire di esserci andati, di essere dei superuomini che hanno fatto 800 km negli stenti, di essersi scoppiati vesciche, di aver camminato sotto il sole, di aver usato fasciature per le ginocchia e di aver sofferto la sete: insomma di essere migliori di coloro che non lo hanno fatto. Ma come se non bastasse questa divisione dell’umanità, ne praticano un’altra, basata sulla malsana competizione dello zaino, che è l’unica cosa che uno ha quando si trova li. Di conseguenza più il tuo zaino è grousso, più sei un pheego, perchè manco fossi una testuggine ti porti appresso un guscio della madonna, pardon, di Santiago.
    Pensate che siccome gli spagnoli non sono stupidi, anzi, hanno messo in piedi praticamente lungo tutto il tragitto dei servizi di “
    navetta” che per uno o due euro, ti portano lo zaino all’ostello successivo, in modo che tu puoi affrontare la tappa senza il peso. “Oh che figata” direte voi. L’ho detto anche io e infatti più di una volta, in giornate in cui ero veramente mal messo, ho smollato il cash al tipo, mi son fatto i miei bei 30 km a piedi trotterellando manco fossi una ballerina volante e di sera all’Ostello prescelto mi son trovato lo zaino.
    Potete farlo, anzi piuttosto che morire fatelo: ma sarete dei reietti. Tutti vi guarderanno con odio e con schifo. “Eh facile così, così son buoni tutti” mi è stato detto. Ma queste sono parole di persone di 40-50 anni eh. Facile si, ma la differenza tra l’uomo e la bestia è proprio che abbiamo un cervello evoluto che ci permette di risolvere in modi tecnologici le situazioni. Se tu, in nome del tuo stupido ego, vuoi fare il Cammino mettendo la gamba destra in una tagliola e spararti nel piede sinistro, liberissimo di farlo, ma non è che io sia un baro, è che tu sei un coglione.
  • Gli ultimi 100 km. Il Cammino in sè è un casino, i credenti infervorati vi diranno che grazie alle preghiere e allo Spirito Santo non avrete problemi, la realtà è che avrete male alle ginocchia, male alla schiena, male ai piedi, vesciche, tendiniti, vi scotterete per il sole e chi più ne ha più ne metta. Ma questo non basterà per uccidervi e voi, coriacei pellegrini, arriverete agli ultimi 100 km del viaggio.
    Che cosa ha questa tappa di tanto speciale? Niente, o meglio tutto.
    Qualcuno ai piani alti ha stabilito che per ricevere la
    Compostela (che Certifica il compiuto pellegrinaggio alla tomba dell’Apostolo San Giacomo) bisogna percorrere almeno gli ultimi 100 km del Pellegrinaggio. Ora a fare uno più uno non ci vuole tanto: se la quantità di persone che fanno questo viaggio è immensa, quella che percorre solo gli ultimi 100 km per di avere la Compostela, è astrusa.
  • Qual’è il problema principale di questo fatto? Il problema è che voi arriverete a questo punto del tragitto più o meno sfatti dalla fatica, ma orgogliosi nel cuore perchè dopo che ne hai fatti 650, pensar di doverne fare solo 100 non dico sia una bazzecola, ma sono comunque 3, massimo 4 giorni di viaggio: è fatta insomma. 
  • E’ fatta un paio di palle. Voi sarete lenti e zoppi, questi qua saranno freschi, riposati, aitanti e porteranno zaini almeno la metà meno pesanti dei vostri, riempiranno gli ostelli e cammineranno più svelti di voi. Questo è un problema che inizia a presentarsi già nei km precedenti, ma esplode negli ultimi 100. Per sopravvivere non so cosa fareste voi, ma io risolsi la questione svegliandomi sempre più presto, arrivando al caso limite di quando mi alzai alle 4 del mattino mettendomi in viaggio nel buio più totale nel bosco, per arrivare tra i primi all’ostello e poter prendere posto. Detto ora dopo 7 anni fa ridere, vi giuro che in quei momenti invece snocciolavo rosari, ma non propriamente di preghiere.

Credete sia finita qui? No, non lo è, ma il resto è un’altra storia, o meglio il prossimo post. Enjoy.

Perchè fare il Cammino di Santiago

mar 12, 2013 by stailuan   

Alcuni mesi fa scrissi una “Guida Semi-Seria al Cammino di Santiago” nella quale, a modo mio, presentavo quello che è uno dei pellegrinaggi più famosi del mondo sottolineando soprattutto alcuni punti che non si è soliti trovare scritti sulle guide, denunciando alcuni fatti in parte oggettivi in altri soggettivi non propriamente “cristiani” e sentenziando che non è in assoluto un’esperienza così mistica.
Questo ha chiaramente scagliato molte persone contro di me, ma ha poca importanza, più che altro mi rendo conto che molte altre sono giunte su questo
blog cercando informazioni “serie” e probabilmente sono rimaste deluse del post.
Vedo che in molti sono arrivati qui cercando la stringa “
perchè fare il Cammino di Santiago“, domanda di difficile risposta sinceramente, alla quale risponderò spiegando perchè -a mio avviso- sia un’esperienza da vivere.

  • La mia scelta.
    Sono passati nove anni da quando partii per
    Santiago de Compostela. Era il 2004 e decisi di percorrere il Cammino in bicicletta. Purtroppo non lo conclusi a causa della febbre alta e dell’arrivo dell’inverno che, messi assieme, non permisero la conclusione dell’impresa. Arrivai ad Astorga dopodichè dovetti rientrare: tornai l’anno seguente e percorsi a piedi i 250 km rimanenti.
    Adesso fa strano: ma all’epoca la mia fu praticamente una scelta di fede.
    Una notte sognai che a piedi con un bastone arrivai in cima ad una collina, dalla quale scorsi una città con una cattedrale, entrambe luminosissime. Mi svegliai stranito dall’avvenimento, iniziai a cercare se esistesse realmente questa
    location e le tessere del puzzle si incastrarono in modo abbastanza impressionante. Il Pellegrino compostellano infatti vedeva per la prima volta la città di Santiago arrivando sul monte della Gioia (Monte do Gozo). Tra i simboli del pellegrino c’è anche il bastone.
    Qualcuno potrebbe parlare di chiamata divina, qualcun’altro di cena pesante, resta il fatto che decisi senza dubbio alcuno: sarei arrivato su quella montagna per vedere Santiago.
  • Ultreya y suseya.
    Il saluto che i pellegrini da secoli si scambiano lungo le strade che portano al Santo. “
    Più avanti e più in Alto“. Non c’è certezza circa la genesi di questo tipico saluto, ma sono parole che a distanza di anni vi faranno ancora emozionare.
  • el camino lo hacen los peregrinos”
    Il Cammino lo fanno i pellegrini. Frase che a prima vista è banale: è chiaro che il cammino viene fatto dai pellegrini, ma il suo significato è più profondo. E’ infatti l’animo e lo spirito con cui le persone si avvicinano al pellegrinaggio e con il quale lo vivono che rende questa esperienza unica. Si parla di amicizie e amori nati lungo il cammino, nonostante si possa decidere di andarci soli, non si sarà mai abbandonati a meno che quella non sia la propria volontà. Ci sarà sempre qualcuno disponibile ad aiutarvi, a parlarvi, a raccontarvi qualcosa. Le persone approcciano al cammino con animo felice e lasciano gli scudi imposti della società moderna nelle loro case, oppure li abbandonano durante il tragitto perchè il loro peso non è sopportabile.
    Di conseguenza io credo che l’esperienza di questo pellegrinaggio potrebbe essere vissuta un poco ovunque nel mondo, con tutte le date differenze, se ci fosse un approccio mentale simile a un percorso diverso.
  • La meta non è il fine.
    Uno dei problemi maggiori che riscontrai io il primo anno fu considerare la meta come il fine del viaggio. Di conseguenza andavo freddamente a suddividere gli 800 km per trenta tappe e a ogni tappa calcolavo l’avanzamento e i km residui. E’ un classico approccio della modernità che ci abitua ad affrontare tutto con tempistiche ultra rapide. Dopo 4 giorni avrete affrontato 160 km circa e ne mancheranno ancora 590. Sarete già un poco stanchi e mentalmente la cosa potrebbe essere particolarmente pesante. Questo tipo di viaggio va vissuto attimo per attimo, momento per momento e vedrete che man mano vi avvicinarete a Compostela ne sarete certamente felici, orgogliosi, ma in cuore vostro vi dispiacerà che questa esperienza starà arrivando alla conclusione.
  • Prendetevi i vostri tempi. Possibilmente.
    Da persone inquadrate in tempi di vita frenetici si vuole finire il pellegrinaggio in 30 giorni. Spesso purtroppo è dovuto al fatto che questi rappresentano una già enorme quantità di giorni di ferie che una persona possa richiedere. La cosa migliore sarebbe fare il cammino quando si è in pensione, oppure quando si è appena finita l’università, o ancora se si ha a disposizione un tempo quasi illimitato per completarlo seguendo i propri ritmi. Le tappe non devono diventare la marcia di un soldato, se si ha male ai piedi un giorno bisognerebbe fermarsi. So che sto parlando di cose quasi impossibili per i nostri giorni: ma crearsi questo genere di stress non fa vivere questa esperienza nel modo corretto.
  • Non siate omologati. Ragionate.
    Io riporto sempre l’esperienza dell’aver spedito in due tappe lo zaino da un ostello all’altro grazie a un servizio dato dai gestori di questi ultimi. Sia all’epoca che via internet, molti altri pellegrini mi insultarono per questo dicendo che non è il vero pellegrinaggio. Io vorrei capire quale sia il vero pellegrinaggio. Il vero pellegrinaggio non esiste, se voi siete felici e a posto con la coscienza, quello sarà il vostro vero pellegrinaggio. Io ho spedito per due giorni di fila lo zaino e quindi ho camminato senza peso sulla schiena perchè veramente non ce la facevo più, però ho proseguito. Non si può accusarmi di non essere un vero pellegrino. Che poi se vogliamo fare i fondamentalisti allora il vero pellegrino partiva da casa a piedi e a piedi ci tornava. Prima di partire faceva testamento e lasciava i suoi beni in custodia alla Chiesa. Vestito di un mantello, un cappello un bastone e una borraccia partiva e avrebbe fatto affidamento sulla carità cristiana del prossimo. Avete fatto voi tutto questo? No? Allora forse non siete veri pellegrini? Non credo, penso bisogni ragionare con la testa.
  • Gli ultimi 100 km del cammino.
    Mi sono sempre scagliato contro chi percorre solamente gli ultimi cento km del Cammino. Non lo faccio tanto per un discorso di purismo, quanto per motivi di confusione. Chi ha percorso il cammino per intero arriva all’ultimo tratto piuttosto stanco e spesso si trova nella situazione di non riuscire ad avere il posto per la notte negli ostelli perchè chi sta percorrendo solo quest’ultimo tratto (3 o 4 giorni al massimo) è più fresco, cammina più rapidamente e arriva prima negli ostelli a prendere posto. Chiaramente queste persone non lo fanno apposta, però il danno portato è evidente.
    Oltretutto io rimango basito dal voler fare gli ultimi 100 km solo per ottenere il documento della Compostela. Non si può ridurre sempre tutto a un semplice foglio di carta: fatene 90, fatene 120, ma fatelo per voi.

L’Alto de San Roque

In definitiva.
Fatelo per fede, fatelo per turismo, fatelo per sport, ma se avete tempo (e voglia) fatelo: è una esperienza che vi arricchirà profondamente a prescindere da discorsi religiosi. E vedrete che vi prometterete di tornarci. Per quanto la vita di ogni giorno mi abbia reso meno riflessimo e spirituale, il mio bastone è rimasto conficcato a Finis Terrae e mi sono promesso di andare a riprendermelo, anche se solo idealmente.