LA FERRARI E LA TOPOLINO


LA FERRARI e LA TOPOLINO

 

Alcune cose lasciano perplessi, ora che siamo alla finalizzazione della mole enorme di lavoro volontario che ha portato alla costruzione del cammino di santu Jacu – Santiago in Sardegna.

Forti di vent’anni di cammini a piedi in ogni parte d’Europa e Medio Oriente e di dieci anni di servizio come hospitalero nell’accoglienza e nella cura dei pellegrini nei vari albergues sui cammini nell’Europa Occidentale, quando ci siamo assunti il compito di pensare, tracciare e finalizzare questo cammino sardo, sapevamo che non sarebbe stato facile e che bisognava spiegare a tutti che cos’era un cammino e perché un cammino in Sardegna.

Se ci siamo appoggiati su un’iniziativa preesistente (il bias de fidi con capofila Mandas) era per vedere se era possibile avere aiuti istituzionali, visto che da molti parti la nostra iniziativa era vista come utopica, irrealizzabile o quantomeno destinata a scontrarsi con il localismo e particolarismo sardo, politico e non.

Ci siamo resi conto che, se a parole c’era un interesse per il cammino, nei fatti erano i fondi pubblici che potevano arrivare da questa iniziativa che interessavano…

Prendere soldi pubblici regionali, statali, europei e farne quello che normalmente ne fanno, tanto nessuno credeva che ci fossero dei pazzi che sarebbero venuti a percorrerlo, questo cammino…

E come poteva essere diversamente se nessuno di loro aveva mai neppure percorso a piedi almeno gli ultimi cento km di cammino e se per loro i pellegrini erano quelli delle pullmanate per Lourdes od altre destinazioni del business religioso…

Alle riunioni del bias de fidi le promesse di milioni piovevano ogni volta sui sempre meno partecipanti… e nei comuni che toccavamo, tracciando l’itinerario con le nostre frecce gialle, i nostri amici pellegrini ed i nuovi supporters ci chiedevano che fare, come muoversi, a chi relazionarsi, mentre due terzi delle amministrazioni pubbliche cambiavano di segno…

 

Era difficile orientarsi ed infatti alcuni si sono persi o sono stati allontanati perché la chiacchiera fine a se stessa, gli imbrogli e l’apparire elettorale non fanno parte del nostro modo di operare e bisognava fare chiarezza sugli obiettivi e come arrivarci.

E’ stata questa chiarezza e questo modo di operare che ci ha permesso di superare la crisi dell’inverno 2010 e di attingere dalle forze rimaste e dai nuovi amici l’operatività per finire di pensare e di tracciare il cammino, sempre solo con le nostre forze e coi nostri risparmi.

E’ stata altresì la nostra fermezza con coloro i quali pensavano di approfittare impunemente del nostro lavoro per “farsi un cammino”, copiando il nostro tracciato, a darci la forza di imporci come cammino di Santiago in Sardegna.

Perché costruire ex novo un cammino non è come fare dei siti web di chiacchiere al vento o far camminare per forza una volta all’anno degli studenti…

Un cammino per esistere deve essere liberamente camminato e frequentato, sennò esiste solo sulla carta… e gli esempi sono molteplici, anche qui in Sardegna.

 

L’estate 2011, a Mandas, con la disponibilità dell’ostello, degli strumenti operativi e l’aiuto prezioso delle amiche e degli amici mandaresi, è stato un tentativo di finalizzare il lavoro passando al livello istituzionale sopra il bias de fidi, ormai in estinzione e fermo su posizioni da retrovia del 2007-2008.

Il problema era la loro incapacità di essere davvero punto centrale dell’azione “cammino di santu jacu”, visto che le scelte erano altre, che le persone delegate non erano all’altezza di un compito più vasto, che sembrava impossibile realizzare questo progetto, che le parti politiche erano sempre più discordi e che comunque 100 tra grandi e piccoli comuni non potevano, da soli, giungere ad un accordo di collaborazione.

Ci siamo resi conto, dopo tre mesi di tentativi di apprendimento del politichese e burocratese, che non saremmo andati avanti su quella strada farcita di belle promesse e di chiacchiere incompiute.

Abbiamo lasciato lì in sospeso le promesse di milioni ed un ipotetico passaggio al livello assessorato regionale o i contributi alle associazioni di comuni… a venire.

Nel frattempo la commissione degli itinerari culturali europei distribuiva soldi che spettavano ai cammini a iniziative talvolta ridicole ed in posti dove nessuno sarebbe mai andato… ed in Sardegna niente! Ma non era più il nostro problema!

 

L’associazione degli amici del cammino di santu Jacu aveva deciso di andare avanti nel lavoro fondamentale, di afferrare l’anello forte che nessuno poteva strappargli: costruire il cammino, segnarlo, aprirlo e pubblicizzarlo al mondo, al nostro mondo, quello dei pellegrini e camminanti dei cammini di mezzo mondo, e vedere che frutti e che conseguenze questo avrebbe portato.

L’autunno-inverno 2011 ha permesso di verificare molte opzioni e di consolidare il tracciato laddove esisteva già; la primavera 2012 ha aperto spazi in territori non ancora verificati e l’estate ha portato un’attività molto consistente e la costituzione di gruppi locali, con raduni ed espansione della sfera d’influenza nazionale e straniera.

Nei 100 comuni del nostro cammino la gente cominciava a veder passare i pellegrini; i nostri apripista, in incognito, già da ormai 18 mesi verificavano il tracciato e gli alloggi, radiando quelli che non mantenevano le promesse fatte di prezzi e qualità.

In pratica il nostro lavoro volontario autonomo su obiettivi semplici e chiari ci aveva permesso di fare quello che ci eravamo prefissi come base fondamentale.

Il cammino è cosa difficile da spiegare a quelli che non l’hanno fatto. Non è un trekking, non è un pellegrinaggio né una processione, non è un’escursione né una gita. E’ uno spazio tempo organizzato quel tanto che basta per permettere a chi vuole percorrerlo di ritrovare un ritmo semplice, lento, consono alla riflessione ed alla condivisione, alla conoscenza del patrimonio materiale ed immateriale, al rapporto con gli altri.

Questo è stato il nostro sogno: che ci fosse anche in Sardegna un cammino di questo tipo. Perché l’isola “quasi un continente” permette questa itineranza che consente di gustarne appieno le radici profonde ed il tessuto sociale.

Per questo abbiamo operato ed opereremo.

 

In pratica tutto il nostro lavoro volontario, che ci è costato molto in termini di risparmi e di energie, ha messo in campo tutto il nostro “savoir faire”, la nostra esperienza e capacità di aggiornamento, la nostra disponibilità.

Come degli artigiani provetti abbiamo dato vita ad un cammino che, secondo i commenti di pellegrini veterani, non ha niente da invidiare ai cammini già esistenti in Spagna, Francia e Portogallo e che nel medio periodo può arrivare alle 15-20000 presenze annue.

In termini sportivi, abbiamo costruito una “Ferrari”… certo ancora in rodaggio, ma si vedrà bene quello che vale!

 

Allora, in questi giorni, di promesse e di palabras, di vecchi cadaveri che risorgono dai sepolcri del bias de fidi, senza neppure dire grazie per quello che abbiamo fatto… (forse non lo hanno ancora capito), ma sentono l’odore dei finanziamenti… ancora una volta promessi (ma intanto arrivano quelli del business religioso romano a prendersi belle fette per pagine di cataloghi fini a se stessi o stand in fiera… ).

Allora le elezioni prossime venture ed i cambi del vento fanno arrivare elogi nel puro stile: grazie per quello che avete fatto, ma adesso ci pensiamo noi…

Gli basta invitare quattro comparse sempre disposte a venire a fare un soggiorno spesato in Sardegna, due arruffoni che non perdono l’occasione di apparire, ma che i cammini non sanno neanche cosa siano, e la corte dei politici locali a cui forse cadranno le briciole da elargire per la loro clientela in funzione della prossima tornata elettorale ecc ecc…

La cosa più bella, con l’avvicinarsi di scadenze di fine anno, è vedere la fioritura di opuscoli, brochures, libretti e opere varie, GRATUITI, di minimo 64 pagine, con quattro righe di contenuto (sempre uguali di anno in anno) e molte foto, sempre quelle, con una ventina di coautori, tutti dotti e sapienti, ed altre persone per l’edizione e la stampa, distribuiti in migliaia di copie che finiscono al macero e che, a leggerli bene, ti accorgi di quanto il lavoro sia raffazzonato e spesso alla “va là che vai bene”… Quanto sono costati? Quanto hanno preso? A chi sono serviti? E perché solo sempre in italiano e/o al massimo in francese o inglese, come se da anni non si siano accorti che la clientela straniera è in massima parte tedesca???

 

Stranezze che cercano spiegazioni perché Natale è vicino e l’anno nuovo odora di tornate elettorali ed i bisticci per i fondi non spesi, europei e nazionali, provocano frenesie da ricerca di modi per spenderli prima che scadano…

La montagna burocratica partorisce un topolino, come l’anno scorso e gli anni prima…

 

E noi che con i nostri mezzi e le nostre disponibilità, abbiamo costruito una “Ferrari” dei cammini… E noi a cui basterebbero quattro soldi per editare le nostre guide del cammino in cinque lingue, segnare il percorso e pubblicizzarlo… E noi che adesso possiamo avere disponibilità da comuni che hanno visto come funziona e che ci offrono ostelli, frutto delle spese folli degli anni 2000 del denaro facile e che sono lì chiusi da secoli, ancora incellofanati…E noi che la federazione jacobea e la associazioni degli amici dei cammini di mezzo mondo ci aprono grandi le porte dei cammini di Santiago in Europa…

Perché siamo noi e perché sanno quello che abbiamo fatto e come l’abbiamo fatto, perché hanno visto come abbiamo sempre operato sui cammini e nell’accoglienza…

 

Ed allora, in ultima istanza, perché non siamo contaminati e perché abbiamo fatto dei cammini (chi tanti e chi pochi, ma dei cammini), quando si capisce che ancora una volta sono solo promesse e niente nero su bianco (“tanto ci hanno fatto il lavoro gratis… sono volontari e gli va bene così… col loro lavoro ci prendiamo i fondi per le nostre cose… cosa vuoi che dicano…”).

 

Ed allora, per finirla lì, dato che l’associazione degli amici del cammino di santu Jacu ha costruito questo cammino, cioè la nostra “Ferrari” in rodaggio, e dato che molti comuni vogliono farsi carico delle spese ultime per segnaletica ed edizione (perché sanno quali sono i ritorni in termini di immagine, frequentazione ed economici)…

 

Ma chi diavolo ce lo fa fare di “cedere” la nostra “Ferrari” come se fosse una “Topolino”???